Ho visto Grand Budapest Hotel

Leggere tra i titoli di coda che il film è dedicato allo scrittore austriaco Stefan Zweig (Estasi di libertà e Notte fantastica sono gli unici suoi libri che ho letto della sua sterminata produzione) mi ha scombinato il frettoloso giudizio che ero pronto a dare del film, cioè un puro divertimento pasqualino. Invece a volerlo rileggere sotto questa luce in Grand Budapest Hotel sono presenti le tematiche tipiche dello scrittore: il pacifismo, il declino dell’Europa, l’umanità in preda alla barbarie. Non ultimo il mondo dei grandi alberghi, ben descritto in vari romanzi, con la sua fauna variopinta di clienti riccastri e sfaccendati, vedove dal patrimonio senza fondo, avventurieri, arrampicatori sociali.Il fantasioso regista Wes Anderson  – il suo penultimo film era stato Moonrise Kingdom – Una fuga d’amore (2012) dove la fuga aveva una doppia accezione, musicale e giovanilista, ma come non ricordare I Tenenbaum (2001) e Il treno per Darjeeling (2007) – colloca la vicenda, di cui firma anche soggetto e sceneggiatura, nell’immaginaria nazione della Zubrowka. E’ la storia del concierge del Grand Hotel, monsieur Gustave, e del valletto che lo assiste, un giovane immigrato dal Nordafrica soprannominato Zero. Gustave abbina alle indubbie doti professionali una spiccata propensione a conquistare le grazie delle clienti dell’albergo, sacrificandosi anche tra le lenzuola, tanto più interessanti quanto più ricche e vecchie. Una di queste, l’ottantaquattrenne Madame D., sua ultima amante, muore e gli assegna in eredità un preziosissimo quadro. In realtà il testamento, rivisto dalla vegliarda centinaia di volte, nell’ultima stesura lascia Gustave suo erede universale. Ma essere privati del quadro e già motivo sufficiente per scatenare contro il concierge tutta la famiglia di Madame, quella ristretta e quella allargata. Per il duo Gustave-Zero si innesca allora una serie di imprevedibili dis-avventure nella quale si affacciano tantissimi personaggi con i volti noti degli affezionati attori andersoniani, da Bill Murray a Owen Wilson, da Adrien Brody a Jeff Goldblum, da Willem Dafoe a Edward Norton a Jason Schwartzman. Ma a completare un cast davvero stellare ci sono soprattutto Ralph Fiennes (Gustave) e Murray Abraham (Zero da vecchio), mentre il giovane lobby-boy è interpretato dall’esordiente Tony Revolori. Per la ricchezza dei caratteri Wes Anderson si permette il lusso di utilizzare attori di una certa fama anche solo per pochi secondi. E’ il caso del collega concierge del Ritz Imperial, Mr. Martin, che è Bob Balaban o di Giselda Volodi (finisce decapitata), inaspettata presenza italiana tra gli attori. Ma italiana, pur se vive a Los Angeles, è anche la costumista, la pluripremiata Milena Canonero.
Sfrondato di tutte le situazioni grottesche e divertenti, il film ci porta in una Europa, seppur di cartapesta, con i prodromi dell’antisemitismo e alla vigilia di una guerra al termine della quale non ci sarà più posto per il lusso dei grandi alberghi del tipo di Grand Budapest Hotel.

 

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