Ho letto “Il vizio dell’arte” di Alan Bennett

Pur essendo uno dei miei compositori preferiti, poco sapevo della vita privata di Benjamin Britten. Con l’impudenza che gli è tipica Alan Bennett mette in piazza con questa commedia – che a sua volta narra l’allestimento della commedia Il giorno di Calibano – i vizi più reconditi del compositore e del poeta W.H.Auden, che negli anni giovanili avevano lavorato insieme a diverse opere. Teatro nel teatro dunque, con l’omosessualità dei due personaggi resa in maniera cruda ed esplicita. Il vizio dell’arte (2009) è incentrato sulle prove della suddetta commedia che ha per protagonisti gli attori Fitz, Henry, Tim e Donald. L’azione si svolge nel 1973 quando entrambi sono anziani: Auden morirà nello stesso anno, Britten tre anni dopo.  Auden (Fitz) ha reclutato un ragazzo che si prostituisce, ma al suo alloggio di Oxford si presenta prima Carpenter (Donald), un giovane scrittore di biografie per intervistarlo. L’equivoco dura un bel momento:
AUDEN Bene. Si tolga i pantaloni
CARPENTER Ma perché
AUDEN Secondo lei? Forza, è già la mezza.
CARPENTER Che cosa mi sta proponendo di fare?
AUDEN Non le propongo un bel niente: Lei è pagato. Questa è una transazione. Io glielo succhio.
CARPENTER Ma io sono qui per la BBC!

Più avanti lo stesso Auden dirà: Io ho il vizio dell’arte. E sulla parola vizio, ci aveva già messo sull’avviso Alan Bennett nell’introduzione. Britten non era simpatico, lui e il tenore Pears, suo compagno, erano noti per come gettavano via le persone. Mentre Auden confessa: “I veri artisti non sono persone piacevoli. Tutti i bei sentimenti vanno nei loro lavori, e la vita si prende il resto”.
Nella commedia arriva inaspettatamente Britten (Henry), che sta scrivendo la sua opera Death in Venice. E’ da 25 anni che i due non si incontrano. Britten vorrebbe discutere del tema della pedofilia, trattato nel romanzo di Thomas Mann. Auden pensa invece che sia venuto per chiedergli di scrivere il libretto.
AUDEN Nella lirica le parole non servono a niente. (…) La funzione del librettista è a monte, perché paradossalmente, in quanto autore del testo, deve portare alla luce la musica. Il librettista è una levatrice…
Poeta e compositore discutono poi dell’età che deve avere Tadzio.
AUDEN Il ragazzo in carne e ossa di cui si infatuò Thomas Mann aveva undici anni. Nel libro gliene diede quattordici. Adesso tu proponi sedici. Di questo passo, tra poco prenderà la pensione.
Per tutta la commedia gli attori entrano ed escono dai loro personaggi e in quanto attori si rivolgono al pubblico per commentare anche in maniera pesante le loro parti. D’altronde Britten e Auden sono vecchi litigiosi, due grandi nei rispettivi campi, due prime donne insopportabili a cui Alan Bennett non rende un bel servizio. Bel testo, commedia graffiante, non divertente, semmai si sorride amaramente. E d’ora in poi mi sarà difficile ascoltare The Young Person’s Guide to the Orchestra senza rammentare che Britten aveva un debole per i ragazzi. O forse proprio per questo ha scritto una composizione musicale così bella e universalmente usata per l’educazione musicale dei bambini.

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