Ho letto “La pazzia di Re Giorgio” di Alan Bennett

“La pazzia di Re Giorgio” è stato un bellissimo film inglese del 1995 tratto da questa commedia scritta da Alan Bennett. Storicamente re Giorgio III regnò in Inghilterra tra il 1760 e il 1811, anni assai turbolenti per gli assetti mondiali. Ebbe davvero degli attacchi di follia, anche per lunghi periodi, ma i diari del medico di corte evidenziarono che soffriva di porfiria. Di qui si comprende la maniacale osservazione che i medici facevano delle urine e delle feci reali e che Bennett evidenzia nel testo con tanto divertimento: Sua Maestà, quale che sia la sua posizione, non è che un uomo…...
RE: Blando, signore, blando? Quattordici scariche e lo chiamate blando. Avrei potuto concimare tutto il circondario.
Ma non sono soltanto gli aspetti scatologici a farne una commedia divertente. Bennett sottolinea anche una certa dislessia del Re che lo porta a non trovare le parole e a ripetere in continuazione “che, che….” oppure “ehi, ehi….”. Perché dietro alla follia Giorgio si trincera (molti ne sono convinti) per non pagare dazio e mollare fendenti verbali a destra e a sinistra e magari per allungare le mani sull’avvenente Lady Pembroke, sotto lo sguardo attonito della Regina.
RE:….siete al servizio del Re, non dell’orologio. Sveglio il Re, svegli voi. Sono le quattro. All’uomo bastano sei ore di sonno, sette alla donna, e otto allo sciocco. A farne le spese sono anche i due figli, il Principe di Galles e il Duca di York, in particolare il primo che in accordo con Fox, il capo dell’opposizione, trama per destituirlo e insediarsi sul trono, mentre il primo ministro Pitt tenta invano di mettere la sordina alle debolezze del sovrano.
Per tentare di venire a capo dei disturbi del Re viene chiamato un nuovo medico, tal Willis, che ben presto esautora gli inetti dottori di corte per avere un rapporto diretto con Re Giorgio.
WILLIS: Monarchia e follia sono due stati che hanno una frontiera in comune. Alcuni dei miei matti fantasticano di essere re. Lui è il Re, e dove andrà a rifugiarsi la sua fantasia?. E pensare che oggi c’è anche chi si crede Presidente del Consiglio! Dico questo perché tra le varie folli esternazioni mentre sta per essere contenuto nella camicia di forza Re Giorgio dice: O Gesù aiutami. Per amor del Cielo! Io sono l’Unto del Signore! Il sipario cala infine sul Re risanato che saluta la folla mentre l’arcivescovo di Canterbury si appresta a celebrare in cattedrale. “Musica per i fuochi d’artificio” di Handel in sottofondo.
Alan Bennett compendia la pubblicazione del testo con una nota in cui illustra la gestazione del primo allestimento in teatro. Per il quale aveva anche previsto un finale diverso. Un breve monologo di Giorgio che spiega: La vera lezione, se così posso dire, è che a rendere pericolosa una malattia è la celebrità. O, nel mio caso, la regalità. Di solito i medici desiderano che il paziente guarisca; ne va della loro reputazione. Ma se il paziente è ricco o regale, potente o famoso, entrano in gioco altre considerazioni……
In conclusione la lettura è particolarmente divertente e ognuno può trovare parallelismi con personaggi e situazioni contemporanee.
Meglio una monarchia noiosa che indecorosa.

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