Ho letto “All’alba del terzo giorno” di Jean Failler

Venuto a conoscenza dell’esistenza di una serie di gialli ambientati in Bretagna (regione che amo e che conosco piuttosto bene), non ho resistito e ne ho acquistati tre in una volta. L’autore è Jean Failler, bretone di Quimper, che oggi ha 74 anni. Ha scritto una quarantina di storie che hanno per protagonista Mary Lester, ispettore del commissariato di Quimper. All’alba del terzo giorno è il quattordicesimo della serie. Ho cominciato da questo, senza seguire un ordine cronologico, perché mi intrigava l’ambientazione, una manifestazione di musica popolare che si tiene a Carhaix, località all’interno del Finistère, sull’altipiano del Poher, dove ogni anno si svolge il Festival des Vieilles Charrues che vede un numero impressionante di partecipanti, circa 70.000 per ognuno dei quattro giorni.  L’antefatto è la pubblicazione di un romanzo giallo che anticipa per sommi capi il rapimento di un artista importante nei giorni del festival. Il libro, pubblicato da una malandata casa editrice che ha ricevuto un manoscritto da un anonimo che si nasconde sotto il nome di Marcel Prost (!), ha un successo immediato ma suscita anche l’interesse della polizia. Le coincidenze con la kermesse musicale che sta per cominciare sono inquietanti. Il commissario Fabien, troppo distratto da questioni personali per occuparsi della cosa, affida il libro e le indagini a Mary Lester. Appurato che non dovrebbe trattarsi di uno scherzo, la giovane poliziotta inizia con il far visita alla Editions du Trébuchet. Un negozietto dalla vetrina polverosa in una stradina di Landerneau, e dipinta sulla porta a vetri, con i caratteri screpolati dal tempo, la ragione sociale della casa. Dal titolare e dalla vecchissima segretaria non riesce a cavare nulla circa le generalità dell’autore: risale però a un indirizzo verso il quale l’editore ha intrattenuto una corrispondenza. Mentre Mary continua a indagare spostandosi tra Quimper, Carhaix, Brest, Landerneau, il festival si sta preparando.  …previste 20 tonnellate di patate fritte, tre tonnellate di salsicce e altrettante di prosciutto, 50.000 filoncini di pane e 70.000 ostriche. Con l’aiuto dell’ufficio stampa della manifestazione ottiene un pass per muoversi disinvoltamente dentro l’area e recluta due colleghi poliziotti che nel tempo libero lavorano come vigilantes nell’organizzazione. Piazza una tenda tra gli appassionati giunti da ogni parte d’Europa e fa amicizia con alcune ragazze. Mary non ci mette molto a individuare la banda di delinquenti che tuttavia ha obiettivi diversi da quelli raccontati nel libro. Anzi, le indicazioni del romanzo servivano proprio a depistare la polizia che impiega tutti gli uomini disponibili nella protezione degli artisti. Un festival blindato insomma, che lascia però punti vitali scoperti… L’intraprendente Mary ne patisce di tutti i colori: un tentativo di disarcionamento dalla moto, viene pestata, rinchiusa in una caverna in mezzo ai topi. Immancabile il lieto fine, altrimenti non potrebbe essere un giallo seriale.
Jean Failler tenta di dare un’impronta di simpatia alla sua eroina (Petra Delicado, ad esempio, rimane lontana anni luce) e di usare una scrittura leggera e divertente. Il risultato però sa di letteratura di terz’ordine. Robin edizioni ha inserito la serie di Failler in una collana dal titolo I Luoghi del delitto con il lodevole intento di capire i luoghi per capire i delitti. Peccato che il libro che ho appena letto sia infarcito di strafalcioni giganteschi degni della più gloriosa sciatteria editoriale. Passi per i normali refusi: sue al posto di due, case al posto di casse. Passi per Trébuchet scritto più volte senza la t finale. Ma come è possibile che il capo dei malviventi si chiami Franky e poche righe dopo Francky? E poi i toponimi. Uno dei miei posti culto della Bretagna, il Moulin de Rosmadec di Pont-Aven, diventa Rosamadec. Ma la ciliegina è nel titolo originale, riportato come (testuale) À l’aube du trisième jour. Un vero disastro, cara Robin edizioni. O sono io troppo pedante ed esigente?

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