Ho visto “Un insolito naufrago nell’inquieto mare d’Oriente”

Più film come questo e meno bombe su Gaza, verrebbe da dire dopo aver visto Un insolito naufrago nell’inquieto mare d’Oriente. Sylvain Estibal con questa sua opera prima tocca un argomento estremamente delicato e drammatico e riesce a realizzare una commedia toccante e gradevole laddove di questi tempi c’è solo morte e distruzione.
Il naufrago insolito è un maiale, finito nella rete da pesca di un poveraccio, palestinese di Gaza, che con la sua barchetta, spingendosi solo fin dove gli è consentito dagli israeliani, riesce a tirare a bordo solo ciarpame, rottami e rifiuti di ogni genere, quasi mai pesce, tanto meno pregiato.  Jafaar vive con la moglie in una casupola mezza diroccata proprio sul confine della Striscia di Gaza, umiliato da una servitù militare nei confronti di Israele i cui soldati dal tetto dell’edificio controllano il territorio. Con le poche sardine che riesce a pescare e assediato dai creditori se la passa proprio male. La pesca miracolosa di un maiale, quantunque animale impuro tanto per i musulmani che per gli ebrei, dopo vani tentativi per sbarazzarsene, potrebbe diventare una fonte di guadagno. Infatti in una enclave di Gaza vive una comunità di ebrei russi dove Yelena, una giovane contadina, alleva di nascosto dei maiali e ha urgente necessità di un verro da riproduzione. Tra Jafaar e Yelena, complice il maiale, si crea così un sodalizio fruttuoso per entrambi. Il pescatore palestinese riesce a saldare tutti i debiti e a fare qualche regalo alla moglie, ancora ignara delle manovre del marito. Le situazioni comiche si susseguono, ad esempio il porco deve indossare dei calzini perché non può calpestare il sacro suolo di Israele e di Palestina. Ma quello strano commercio è destinato a terminare. Ottusi integralisti scoprono l’attività di Jafaar e lo costringono a prepararsi per un attentato suicida, insieme all’ormai affezionato maiale.
Sylvain Estibal, giornalista, scrittore e regista francese di origine uruguayana, non parteggia né per l’una né per l’altra parte e riesce a realizzare una commedia che mette alla berlina debolezze e ipocrisie dell’islamismo e del giudaismo. Se vogliamo, è un film forte e coraggioso, realizzato nel 2011 ma purtroppo sempre d’attualità e ancor più lo è in questi giorni.
Un insolito naufrago nell’inquieto mare d’Oriente è un titolo per nulla azzeccato, che risponde alla cattiva abitudine dei distributori italiani di correre dietro alle pellicole di successo. In questo caso evoca il vezzo ‘wertmülleriano’ dei titoli chilometrici. Meglio, molto meglio, l’originale francese Le cochon de Gaza.
Nel cast brilla la stella, è il caso di dirlo, di Sasson Gabai (il Mousa di Rambo III, ma anche l’eccellente Tewkiq del film turco La banda), un attore israeliano, ma nato in Iraq, che interpreta un palestinese e questo la dice lunga su quanto il cinema, e non solo, potrebbe fare per superare una situazione assurda che dura da sessant’anni.

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