Ho letto “La piramide di fango” di Andrea Camilleri

Non mi piace l’escamotage di Camilleri di inserire all’inizio del romanzo il sogno premonitore con il quale prefigura ciò che accadrà nella realtà di lì a poco. Lo ha già utilizzato troppe volte.
Non c’era nenti da fari, lo sapiva che sarebbi stato accussì, la scena era pricisa ‘ntifica a quella del sogno, e la situazione non gli piaciva per nenti.
A parte questo appunto La piramide di fango mi pare in linea con i migliori racconti su Montalbano. Qui siamo nel mondo dei cantieri, delle costruzioni, degli appalti di opere pubbliche e delle società che fanno affari, falliscono e rinascono sotto altre forme. E naturalmente si infangano. Il ‘catafero’ questa volta è Giugiù Nicotra, contabile presso una di queste imprese, trovato affacciabocconi e pariva ‘na statua di fango, non aviva vistiti, portava sulo ‘na canottera, un paro di mutanne ed era macari scàvuso.
E’ un periodo di grandi piogge a Vigata e l’acqua nei cantieri crea montagne di fango, piramidi di fango. Fango come simbolo, tanto che diventa oggetto di questo simpatico scambio di battute tra Catarella e Montalbano.
“Pirchì ‘n taliano ‘u sangu addiventa sangue e ‘u fangu inveci arresta fango?”
“Catarè, pirchì il fango, essenno fango, è sempri fango in tutte le lingue del munno”.
Nicotra passa per essere stato un picciotto serio, gran lavoratore, ma il mistero va comunque ricercato nella sua abitazione. La moglie Inge è scomparsa, la sua auto è stata bruciata. E’ sparito anche un misterioso zio che viveva da loro, quasi come un recluso o un latitante nascosto. Tutto odora di mafia, anche le false piste verso le quali Montalbano viene spinto. Ma da investigatore accorto evita tutte le trappole disseminate, volte a far credere che ‘n Sicilia si muori sulo di corna. Invece la villetta in questione, esaminata con maggiore attenzione da Montalbano, riporta le indagini nell’ambito delle imprese edili e del lavoro pagato in nero per riciclare denaro sporco.
Ho l’impressione che l’ottantanovenne Camilleri con gli ultimi romanzi si addentri in maniera sempre più esplicita nel mondo della mafia, proponendo storie ispirate senza mezzi termini a fatti di cronaca realmente accaduti. Emblematico lo ‘sfunnapedi’ praticato da Monatlbano nell’epilogo. Tradotto dal ‘camillerese’, letteralmente: sfonda-piedi. Ma in realtà è il piede ad  affondare dentro una buca preparata ad arte…
A far da cornice alla vicenda c’è Livia in crisi che a Boccadasse aspetta il suo Salvo. Naturalmente lo riavrà presto.

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