Ho visto “Tomboy”

E’ un film francese girato con quella leggerezza di cui i cineasti d’oltralpe sono maestri. In questo caso è una giovane regista, Céline Sciamma, al suo secondo lungometraggio. Attenta esploratrice del mondo adolescenziale, Sciamma non indulge mai sul tasto della commedia e non scivola nel facile ammiccamento, mantiene anzi una narrazione semplice e lineare.
Il termine inglese ‘tomboy’ indica una ragazza che predilige abbigliamento e atteggiamenti maschili, quella che da noi viene solitamente definita un ‘maschiaccio’.
Laure, trasferita con la sorellina Jeanne e i genitori in una periferia parigina che è quasi campagna, ha dieci anni e non ha ancora conosciuto il cambiamento fisico della pubertà, tanto è vero che viene scambiata per un maschietto dalla sua nuova amica Lisa. Per gioco Laure decide di diventare Michael e per tutta un’estate partecipa ai divertimenti, per lo più maschili, della compagnia di amichetti. Laure/Michael trova presto la complicità della sorellina, ma il travestimento si arresta in prossimità dell’avvio dell’anno scolastico quando ovviamente la vera identità salta fuori.
Quanto ci sia di gioco e quanto di indole nel comportamento della bambina, la regista lo lascia stabilire alla sensibilità dello spettatore. Ma proprio in virtù della leggerezza e della delicatezza con la quale Sciamma racconta la storia, mi è sembrato una forzatura arruolare “Tomboy” tra i film a tematica GLBT, ambito nel quale comunque, a Torino come a Berlino, ha ottenuto premi importanti. Tutti bravi i piccoli interpreti, con una menzione particolare per la promettente Zoé Héran.

Share this nice post:
Questa voce è stata pubblicata in Cinema. Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*