La mia estate con il Toro

Da vent’anni faccio parte delle mie vacanze in montagna. Se devo scegliere tra mare e montagna scelgo montagna. E il mio buen retiro è la Val Pusteria, da sempre Riscone o Reischach, frazione di Brunico o Bruneck. Avevo iniziato ad andarci con l’atletica, i raduni della mia società. Poi ho continuato a frequentare Riscone perché è un posto fantastico per ricaricarsi, ritemprarsi ecc.  Conosco tutto ormai della zona e certe escursioni le ho fatte più volte, tanto che fatico a trovarne di nuove. Quest’anno mi è venuto in soccorso l’amico Gerd Crepaz, animatore dello sport locale, che mi ha indicato due camminate che non avevo mai fatto. Gerd, oltre a essere un grande allenatore di atletica, negli anni Sessanta ha giocato nel glorioso Hockey Club Torino (1° in serie B stagione 1966/67 e promosso in serie A). Parallelamente alla conoscenza di percorsi, rifugi, salite ho acquisito ahimè una discreta conoscenza di ristoranti e ristori (il meraviglioso Schöneck dei fratelli Baumgartner a Falzes, lo storico Moarhof dove da Edith e Peter si assaggia il miglior formaggio grigio dell’Alto Adige, l’emergente Oberraut ad Ameto dallo strepitoso panorama, il piccolo Übersteinerhof sulla strada da San Lorenzo a San Vigilio dove le merende sono strepitose e accompagnate dal suono di una fisarmonica, al Köferherhof  di Novacella si mangia divinamente e si degustano deliziosi vini di produzione che si trovano anche nelle migliori enoteche di Torino, e potrei continuare per settimane…).
Tutto questo per dire che il valore aggiunto dell’estate 2014 a Riscone è stato il raduno del Torino. Per anni mi sono sorbito i ritiri di Roma e Inter (non passa stagione senza che una titolata squadra di serie A utilizzi i bellissimi impianti sportivi brunicensi) e ora è toccato al Toro. Così mi sono attrezzato per far coincidere la mia settimana di vacanza in loco con il periodo di allenamento dei granata. E il 20 luglio ho assistito al 5-0 contro gli inglesi del Barnsley. Ero in tribuna, grazie al pass concessomi dal prezioso amico Alberto Barile, seduto accanto a Maksimović con il piede steccato, a Farnerud ancora fermo e ai nuovi Juan Sánchez Miño e Vlada Avramov, oggetto della curiosità dei tifosi che prima si facevano fotografare accanto e poi chiedevano loro chi fossero… Soprattutto ho visto crescere l’entusiasmo (è tutta l’estate che va avanti così) attorno alla squadra. Il Royal Hinterhuber, l’hotel dove era alloggiato il Toro, è un po’ defilato rispetto al centro di Riscone e alla sera lungo la strada si vedeva un pellegrinaggio incessante di famigliole, giovani e tante coppie anziane, tutti adeguatamente abbigliati con qualcosa di granata.

La mia estate con il Toro era iniziata prima. A inizio giugno mi ero entusiasmato per le vittorie della squadra Primavera contro Atalanta e Lazio nella Final Eight di Rimini e così il giorno 11 sono partito sciroppandomi in auto 1000 km andata e ritorno in giornata. Piadina e birretta di circostanza prima della partita e poi finale Torino-Chievo, terminata come tutti sappiamo, all’insegna della più tradizionale sfiga granata. E’ stato bello aver visto all’opera i granatini che avevo già seguito durante il campionato in alcune partite a Venaria. Alle 4 del mattino ero di nuovo a casa e mi interrogavo sul perché a volte faccio di queste cazzate. Non mi sono dato una risposta. Anche perché ne farò ancora altre.

Tre anni fa, il 29 luglio altra follia per andare a Sappada. Giampiero Ventura, l’allenatore nuovo, mi incuriosiva. Il Toro veniva da una deludente stagione in B e affrontava in amichevole la Fiorentina. Finì 0-0, ma il mio viaggio fu di buon auspicio perché quella stagione il Toro risalì in A. Tanto per essere scaramantico credo che la mia presenza a Riscone possa portare fortuna alla stagione 2014-15. E se l’anno scorso siamo finiti in Europa League, per fare meglio si dovrà arrivare… Sicuramente. In ogni caso in quel 2011 almeno ho dormito una notte in Cadore e fatto un po’ di turismo.

Mi vengono in mente altre estati con il Torino. Quando abitavo a Saint-Vincent e i granata facevano il ritiro lì. Le partite amichevoli allo stadiolo della cittadina con la gente che aveva il naso infilato tra le reti di recinzione, quasi a cercare un contatto fisico con i giocatori che erano lì a due metri. Con Marta e Ludovico e la cuginetta Sophie Marie che vivevano le loro prime atmosfere granata. Che grandi tifosi sono diventati. Bei tempi, prima che la Valle d’Aosta venisse contaminata dai pigiami strisciati! E il Trofeo Baretti che si organizzava quando l’amministrazione regionale e il Casinò avevano ancora interesse per queste cose? Ricordo una partita ad Aosta, vinta dal Toro contro la Fiorentina grazie ad un gol da antologia di Rafael Martín Vázquez. Allenatore Emiliano Mondonico e si preparavano gli ultimi grandi successi del Torino. Ma quella è un’altra storia. In quegli anni dirigevo Quartarete ed era consuetudine regalare ai tifosi le differite di tutte le amichevoli giocate grazie ai buoni uffici con la società. Se mi leggi, ti ricordi Gabriele Chiuminatto? Quante ne abbiamo fatte! Di riprese, voglio dire. Quando il lavoro si mescola con la passione sportiva.

Ma se vado ancora più indietro con la memoria ricordo il raduno del Toro per la stagione 1971-72. Allenatore Gustavo Giagnoni. I granata in ritiro al Milleluci sulla collina di Aosta. Io militare da poche settimane e già in raduno a La Thuile, caserma Monte Bianco. Periodo di ossigenazione, ma ogni due o tre giorni si scendeva ad Aosta per fare pista. E al Tesolin incrociavamo il Toro che si allenava. Loro sul campo, noi sull’anello. Da qualche parte devo conservare una foto: provavo delle partenze dai blocchi e sullo sfondo alcuni giocatori mi osservavano. Si riconosce capitan Ferrini. C’erano Mozzini e Pulici, anche loro con le stellette alla caserma Silvano Abba, Centro Sportivo Esercito, 1^ compagnia Speciale Atleti, Cecchignola, Roma, comandante capitano Vincenzo Cetra. Che bel campionato era stato quello! Spesso quando il Toro giocava in casa prendevo il ‘pernotto’ (36 ore) e andavo allo stadio e ovviamente non potevo essere in caserma alla fatidica mezzanotte. Tornavo a Roma all’alba delle sei del lunedì. Scavalcando il cancello sul retro del centro sportivo. Felice se il Toro aveva vinto.

Domani è un altro giorno. Ed è sicuramente un giorno di festa per tutti i granata. Già mi emoziono al pensiero dell’Olimpico stracolmo. Per una volta non ci sarà il problema del risultato e si potrà appagare tranquillamente la curiosità di vedere all’opera i nuovi giocatori. Ed è bello annusare di nuovo un po’ di aria d’Europa. Poco alla volta però, ché può dare alla testa. Noi del Toro siamo fatti così.  FVCG.

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