Ho visto “Rush” di Ron Howard

E’ una via di mezzo tra una puntata di “Sfide” e una striscia a fumetti sulle corse di auto. Tuttavia prevale la ricostruzione giornalistica, grazie alla sceneggiatura di un esperto come Peter Morgan che deroga in pochi e perdonabili momenti dalla verità storica. Con Rush, Ron Howard porta sullo schermo la rivalità accanita tra l’austriaco Niki Lauda e l’inglese James Hunt che per un triennio, tra il 1975 e il 1977, ha animato il circo della Formula 1, dentro e fuori le piste, dopo iniziali giovanili schermaglie in Formula 3. Lauda campione nel 1975, Hunt nel ’76, Lauda di nuovo nel ’77.
Due caratteri che più diversi non si può: freddo, calcolatore, metodico, poco disponibile ai rapporti umani, il pilota viennese; guascone, playboy e permeabile a qualsiasi trasgressione il londinese. Di conseguenza anche il lavoro degli attori sui due personaggi è stato diverso. Forse più facile per Chris Hemsworth delineare l’esuberante Hunt, che non per Daniel Brühl immedesimarsi nel glaciale Lauda. Tanto è vero che il catalano Brühl per la sua interpretazione ha raccolto poi una messe di nomination ai più prestigiosi premi internazionali. Per Ron Howard (da giovane l’indimenticabile Richie Cunningham di Happy Days) è stato un bell’esercizio di stile in una lunga filmografia che ha toccato ormai tutti i generi cinematografici.
Sulla trama non mi dilungo perché la vicenda appartiene alla storia sportiva mondiale degli anni Settanta ed è ormai nota a tutti anche in quei dettagli ‘dietro le quinte’ delle corse che la tv di oggi svela in diretta durante i Grand Prix. Mi piace però sottolineare  la sorprendente interpretazione di Pierfrancesco Favino che rende tutta l’umanità del mai troppo rimpianto pilota ticinese Clay Regazzoni, in quegli anni compagno di Niki Lauda alla scuderia Ferrari.

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