Ho visto “Bypass” di Duane Hopkins (Venezia 71)

Pesanti incombenze gravano sul giovane Tim: il papà se n’è andato da tempo, la mamma è morta, la sorella Helen non va a scuola e forse fa di peggio, il fratello maggiore Greg entra ed esce dal carcere. Lui fa da capofamiglia e manda avanti la casa trafficando roba rubata per conto di un boss della zona che si tiene quasi tutto il ricavato. Tim naviga a vista, sempre sul filo del rasoio, controllato da vicino dai servizi sociali. Unica consolazione è la giovane fidanzata Lily che non fa nulla per tenerlo fuori dai guai, anzi gli procura un’ulteriore fonte di preoccupazione rimanendo incinta. Tenta però di indirizzarlo verso una cura quando si manifestano in lui i sintomi di una brutta malattia. Tim non si rende conto quanto sia malato e rifiuta il ricovero e continua nei suoi pericolosissimi traffici, sempre sotto la minaccia di delinquenti più grossi. L’ultimo colpo, fatto con il fratello finalmente libero anche dal braccialetto elettronico, finisce malissimo. Di Greg non si sa più nulla. Tim riesce a raggiungere casa dove ha una terribile crisi della sua malattia. Lo ritroviamo in ospedale, in terapia intensiva, finalmente sottoposto alle cure di cui ha bisogno. Un ultimo salto in avanti e vediamo Tim al capezzale di Lily prendere in braccio suo figlio appena nato. Sarà un momento di nuova speranza per i due giovanissimi o tutto tornerà come prima?
Ambiente del sottoproletariato inglese, storia alla Ken Loach per intenderci. Di nuovo la crisi economica e sociale che attanaglia l’Inghilterra (e tutta l’Europa) a fare da sfondo. Immagini curate, primi piani insistiti, maniacale ingrandimento dei dettagli. Bypass è l’opera seconda di Duane Hopkins. Bella performance per il ventiduenne George MacKay, già interprete principale di Il superstite, presentato a Cannes 2013. In un ruolo minore si rivede anche Barry Ward, protagonista a Venezia con Blood Cells. C’è anche un po’ di Torino in questo film: è costato 1,5 milioni di euro, ma 130 mila sono il frutto di un premio avuto dal TorinoFilmLab, 2° TFL Meeting Event. Era il 2009 e ci sono voluti cinque anni per completarlo e presentarlo ad un festival. Ora ci sono buone speranze di vederlo in circolazione.

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