Ho letto “Pigmeo” di Chuck Palahniuk

Premetto che chi non ha mai letto libri di Palahniuk è meglio non cominci con questo. I suoi romanzi sono sempre eccessivi e volgari, ma in Pigmeo il problema non è la volgarità. Questa passa in secondo piano, mentre l’aspetto più difficile da affrontare è il linguaggio. La storia è narrata in prima persona dal pigmeo in una lingua che dovrebbe essere un improbabile inglese parlato dal protagonista. Quindi complimenti al traduttore Matteo Colombo che ha fatto un difficile e ben riuscito lavoro.
Faccio un esempio. Uomo di passaporti, ufficiale solo dietro vetro proiettile, apre e legge libro passaporto di operativo me, confronta dato cartaceo di visto. Oppure prendo un’altra frase, come questa: A scopo cronaca: ospite padre appare come vasta vacca respirante fetore putrido, dieta pesante con carne morta di macello, muggisce puzza di respiro di Viagra quando muove braccio a scopo prende mano di operativo me.
Superata la difficoltà del linguaggio (il libro è scritto tutto così, tranne quando parlano in prima persona gli americani) passiamo alla storia. Il pigmeo è un ragazzino tredicenne che arriva negli Statii Uniti con altri coetanei da un non meglio precisato paese dell’Africa per un programma scambio studenti. In realtà questi ragazzi sono terroristi istruiti e ben addestrati pronti a scatenare il caos attraverso una contaminazione chimica. Il nostro pigmeo va ad abitare in una tipica famiglia middle-class con papà, mamma e due figli, frequenta regolarmente la scuola, si fa benvolere e prepara il micidiale attentato. E’ addestrato alla guerra chimica e alle arti marziali, recita mentalmente la tavola degli elementi ed è guidato dalle citazioni dei grandi dittatori della storia: Hitler, Pinochet, Stalin, Mussolini, Amin…. Dico subito che il romanzo avrà un lieto fine, sia dal punto di vista del pigmeo che da quello degli Stati Uniti.
Palahniuk ci rappresenta attraverso gli occhi di Pigmeo un’America xenofoba, bigotta e debosciata, piena di vizi a tutti i livelli, nelle famiglie, nella scuola, nella chiesa. E’ una satira a tratti esilarante che evidenzia tutte le contraddizioni di una società ricca ma destinata ad andare velocemente a rotoli.

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