Ho visto “Guida tascabile per la felicità” di Rob Meyer

Guida tascabile per la felicità è stato presentato nei giorni scorsi al Festival internazionale del Film di Roma 2014, sezione autonoma “Alice nella città”. Si tratta di un’opera prima, realizzata dopo alcuni short dal regista Rob Meyer. Occorre dire che il titolo posto dai distributori nostrani ancora una volta cortocircuita e storpia un originale assai più evocativo, A Birder’s Guide to Everything, perché è proprio attraverso le lenti erudite dell’appassionato ornitologo che i quattro ragazzi protagonisti della storia guardano il mondo.
Protagonista è il giovane attore Kodi Smit-McPhee, già noto per i suoi ruoli in The Road, l’intenso film con Viggo Mortensen, e Blood Story. Il ragazzo, oggi diciottenne, è il quindicenne David (di cognome fa Portnoy, dice qualcosa?) che vive i turbamenti della sua età a cui si aggiungono il lutto mai elaborato per la mamma (è stata lei a lasciargli in eredità la passione per il bird watching) e la rabbia nei confronti del papà che sta per sostituirla con l’infermiera che la accudiva. Con il gruppetto di suoi coetanei David ha fondato un club per l’osservazione degli uccelli e sogna di scoprire una specie considerata estinta. Sono ragazzi studiosi e bene educati, conoscono il latino e lo usano all’interno della loro cerchia per non farsi capire dagli altri. Un giorno David crede di aver visto un tipo di anatra che da tempo immemore non viene osservata e con gli amici si mette al suo inseguimento. Due giorni e una notte per boschi e laghi sperando di fotografare l’anatra estinta, una piccola avventura che serve ai ragazzi anche a chiarirsi le idee nei rapporti con gli altri. Aldilà delle giovanili baldanze e messe da parte le millanterie sessuali, scoprono che nessuno di loro (sono tre adolescenti e una ragazza) ha mai dato neppure un bacio. Va da sé che l’anatra vista non è quella che si sperava e ai quattro non resta che rimettere a posto i cocci della loro avventura. A David, in particolare, tocca tornare in tempo per fare da testimone al papà che sta per convolare a nozze.
Film carino, di buoni sentimenti ma alquanto prevedibile, di quelli che si possono catalogare “per tutti”, realizzato bene e senza esasperare i toni, a differenza ad esempio di un altro film sul bird watching, Un anno da leoni (2011) di David Frankel. In una particina – uno studioso di uccelli ovviamente – c’è anche una star del cinema come Ben Kingsley.

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