Ho visto “Il libraio di Belfast” di Alessandra Celesia

Una docufiction che è una chicca nel panorama del documentario europeo. Cinquantaquattro minuti di buon cinema, produzione franco-britannica, regista italiana ma che più europea non si può. Ci sono arrivato per quegli imperscrutabili percorsi che guidano – a mia insaputa – le scelte in fatto di letture o visioni di film. Però mi sono reso conto che ne avevo sentito parlare, non so quando, forse nei mesi scorsi in occasione dell’uscita del dvd (il film è del 2011) a cura del Festival dei Popoli di Firenze, dove è stato presentato e premiato nel 2013.
E’ un personaggio straordinario questo libraio di Belfast, John Clancy. Anzi, per la precisione è un pensionato e non ha una sua libreria, ma è un profondo conoscitore di libri, in particolare quelli su Belfast e sull’Irlanda, a cui dedica un amore quasi fisico. Accanto a lui si muovono altri tre personaggi: un giovane rapper pieno di cicatrici, frutto di chissà quali battaglie, ma essendo di Belfast è intuibile cosa sia successo nel suo passato; un ragazzo amante della cultura italiana e dell’opera lirica, perché è attraverso questa che si esprime al meglio il Bel Paese; una cameriera con l’hobby del canto che partecipa ai concorsi canori e sogna di arrivare a X-Factor. Si tratta di tre solitudini, tre esistenze che si sono incontrate attorno a questa figura di anziano gentile, originale, erudito a cui piace narrare ma allo stesso tempo ascolta con attenzione i problemi ma soprattutto le speranze di chi lo circonda. Così i
ricordi dell’uno e i sogni degli altri si mescolano e restano vivi.
John Clancy è colto dalla regista nei suoi incontri oppure durante piccole operazioni quotidiane come lavarsi i capelli, vestirsi o andare dal barbiere. O ancora cambiare il materasso al suo letto, lo stesso dove sono morti i suoi famigliari. Ma è da un atto semplice come riparare con cura un libro malandato – “hai conosciuto tempi migliori, figliolo”, gli dice – che traspare tutta la sua umanità e ricchezza interiore.
Il film è girato soprattutto in interni, di una grigia Belfast poco si vede e tanto si intuisce. Alessandra Celesia ha fatto davvero un bel lavoro. Proiettato e giustamente premiato in tanti festival internazionali. Merita proprio vederlo.
Apprendo dal web che John Clancy, retired bookseller, è mancato lo scorso gennaio

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