Ho visto “La spia – A Most Wanted Man”

Alle spalle di questo film c’è un marchio di fabbrica eccezionale come John le Carré, forse il miglior autore di spy story. Una decina di pellicole di grande successo sono state tratte dai suoi romanzi. Personalmente sono affezionato a Call for the Dead (1961) e al film che Sidney Lumet ne ha tratto, Chiamata per il morto (1966), con James Mason e Simone Signoret. Con quell’agente (Charles Dobbs nel film, George Smiley nel libro) ha molto in comune Günther Bachmann dei servizi segreti di Amburgo, ultima grande interpretazione del compianto Philip Seymour Hoffman. Stesso understatement, stessa trascuratezza, stessa solitudine, ma identica mente raffinata. La spia è tratto da un romanzo del 2008, pubblicato in Italia da Mondadori con il titolo Yssa il buono e ora ripubblicato con lo stesso titolo del film.                                                                                                                            Bachmann, con una piccola struttura nascosta in un garage e in quasi autonomia, fa un lavoro sporco, “ai servizi segreti tedeschi serve qualcuno che faccia quei lavori che sono contro la legge”, ovviamente per la sicurezza non solo nazionale ma dell’intero occidente. E ad Amburgo, città ad alto rischio di infiltrazioni, si tratta di individuare e bloccare potenziali terroristi che da quella porta anseatica entrano in Europa. Yssa Karpov invece è un profugo ceceno, fuggito dalla Russia e transitato in Turchia per arrivare poi clandestinamente in Germania. Con quella lunga barba nera e incolta ha giusto le fattezze del musulmano pronto a farsi saltare con una cintura esplosiva. Ma non è così e il titolo del libro ne anticipa il carattere. In effetti, ripulito del barbone (a volte è la barba che fa il monaco…), si rivela un ragazzo mite e inoffensivo. Per Bachmann rappresenta invece una pedina per smantellare un sistema che da Amburgo fa arrivare soldi a organizzazioni terroristiche in Medio Oriente per il tramite di una compagnia di navigazione basata a Cipro: “serve un pesce piccolo per prendere un barracuda e un barracuda per prendere uno squalo”.
Ma come spesso accade nelle spy story i veri nemici risiedono in casa e nella fattispecie sono altre branche dei servizi tedeschi e (naturalmente non mancano mai) gli americani della CIA. Sono proprio loro che mandano a carte quarantotto il piano escogitato da Bachmann il quale, certo utilizza l’inconsapevole Yssa per arrivare ad un fantomatico istituto filantropico islamico, ma ritenendolo del tutto estraneo vuole tenerlo fuori da eventuali problemi. Finale malinconico, con Bachmann ancora perdente. E’ un film dove non muore nessuno e non si spara un sol colpo, c’è anche poca azione ma quanta tensione si accumula! Seymour Hoffman è grandioso e ci rimane il rimpianto di averlo perso. La cinica agente CIA è invece – guarda guarda – Robin Wright, l’altrettanto cinica Claire Underwood nella popolare saga televisiva House of Cards. Ci sono anche Willem Dafoe (avvistato l’ultima volta in Nymphomaniac– volume 2) e Rachel McAdams (Midnight in Paris, Sherlock Holmes – Gioco di ombre, La memoria del cuore, To the Wonder), mentre la regia è di Anton Corbijn, olandese, più noto come autore di videoclip.

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