Ho visto “Čefurji Raus!” (Balkan Florence Express)

Presentato in questi giorni alla 3a edizione del Balkan Florence Express, in programma a Firenze, Čefurji Raus! è un film dolente sulla gioventù balcanica di oggi. Nella fattispecie siamo in un quartiere periferico di Lubiana, dove quattro ragazzi diciottenni, Marko, Adi, Aco e Dejan, tutti di origine bosniaca, provano sulla loro pelle cosa vuol dire essere considerati dei “terroni”. Qui il termine dispregiativo usato è čefurji, ma lo sostanza non cambia e la morale è che siamo tutti sempre meridionali rispetto a qualcun altro. Sorvolo poi sul termine raus, mi sembra evidente che ovunque qualcuno voglia rispedire gli immigrati a casa loro. Certo è che il quartetto ci mette del suo per non farsi amare. Tutti appartengono a famiglie che fanno del loro meglio per farli crescere e studiare. Marko, per esempio, gioca a basket e potrebbe diventare un campioncino ma la sua indole si scontra con la ferrea disciplina del coach. Meglio smettere dunque con lo sport e continuare a bighellonare per la città con Adi, Aco, Dejan. Ma le marachelle che compiono in quella estate, in attesa che ricominci la scuola, si fanno sempre più pesanti e arrivano fino al pestaggio di un autista di autobus che nel corso di una loro intemperanza sul mezzo aveva chiamato la polizia. Di conseguenza, una notte in caserma e le botte – tanto sono solo dei čefurji – ad Aco e Marko. Capìta la piega che stanno prendendo i ragazzi, ogni famiglia si regola di conseguenza, ma nel caso di Marko il severo padre dalla sera alla mattina lo carica su un treno e lo rispedisce dalla nonna in Bosnia. Lo attende una stagione di lavoro nei campi. Riuscirà finalmente a entrare nell’età adulta?
La tematica del film ricorda da vicino quella di These Are the Rules il film croato di Ognjen Sviličić  presentato all’ultimo festival di Venezia. I due film hanno in comune anche l’interprete della figura del padre, l’intenso attore bosniaco Emir Hadžihafizbegović. Ma la piccola banda rammenta anche i ragazzi inconcludenti di Somos Mari Pepa di Samuel Kishi Leopo (Milano Film Festival 2014). Insomma tutto il mondo è paese e i problemi culturali e di integrazione ci sono dappertutto: a Guadalajara come Lubiana, a Zagabria come nelle città italiane. Ma nella voluta incomprensione tra i popoli giocano anche le seppure piccole sfumature linguistiche: nei sottotitoli in italiano si perde il gioco di battute tra le č, le ć, le đ.
Ispirato al suo omonimo romanzo pubblicato nel 2008, il film è diretto da Goran Vojnović.  Il giovane Benjamin Krnetic presta a Marko la sua faccia di bravo ragazzo.

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