Ho visto “Gentlemen” di Mikael Marcimain (32 TFF)

Un film molto particolare visto al TFF mi ha fatto scoprire questo scrittore svedese, Klas Östergren, la cui conoscenza cercherò di approfondire. Da Gentlemen (1980), tradotto e pubblicato da Neri Pozza nel 2006, il suo conterraneo Mikael Marcimain (in precedenza Call Girl nel 2012 e due episodi della serie televisiva su Wallander) ha ricavato quest’opera presentata in concorso. Lo scrittore è paragonato dai critici a Paul Auster, ma per le atmosfere a dir poco stravaganti di cui è pieno il film lo avvicinerei piuttosto a Boris Vian. La storia è autobiografica.
Klas è un giovane scrittore squattrinato con la passione della boxe. Un editore gli propone un lavoro ben remunerato quanto insolito: riscrivere la Stanza rossa di Strindberg (la cui vicenda è in parte simile a quella che vediamo nel film). Il giovane accetta pur senza esserne molto convinto. Intanto nella palestra in cui si allena conosce Henry Morgan, pure lui pugile amatoriale e inoltre pianista, barista e tante altre cose. Soprattutto è persona abbiente che vive un po’ sopra le righe. Qui si innesta un’altra storia e poi un’altra ancora e così via. Klas comunque si stabilisce da Morgan e viene introdotto in questo mondo strampalato, in una casa ridondante, piena di misteri. Uno di questi è Leo, fratello di Henry, poeta maledetto adorato dalla gioventù hippy svedese dell’epoca, che ricompare dopo un internamento di tanti anni in manicomio. Drogato e alcolizzato, Leo destabilizza il tran tran dei due amici. Ora le storie si mescolano: la vita di Leo, le pericolose amicizie di Henry con la femme fatale che condivide con un losco magnate e futuro uomo politico, l’assurda posizione in cui si trova ora Klas che aveva preso soldi dall’editore e non ha scritto una sola riga di ciò che gli è stato commissionato. Però sta scrivendo. Batte sulla sua portatile la storia che sta vivendo e in particolare le vicissitudini dell’amico Henry.
Il film è molto ingarbugliato e non è detto che giunto alla fine i numerosi misteri trovino  una soluzione, anzi, ritroviamo di nuovo lo scrittore Klas nella situazione iniziale. Però sono due ore e venti di cinema affascinante tra locali fumosi, grandi cibi, orchestrine jazz, rivoluzioni fallite, amori e tradimenti, tesori nascosti in tunnel sotterranei, concerti rock, canne e vodka svedese, traffico d’armi, rigurgiti nazisti.
Henry ha la faccia simpatica ‘simil-Jim Carrey’ di David Dencik (La talpa, Royal Affair). Sonja Richter è Tove, la donna contesa (ma è anche Gro, una delle tre matte in The Homesman). David Fukamachi Regnfors è lo scrittore Klas Östergren. Chissà se qualche distributore lo porterà mai nelle sale italiane?

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