Ho letto “Notizie dall’interno” di Paul Auster

Paul Auster scrive bene e si lascia leggere, però di fronte a un libro del genere rimando a quanto avevo scritto in occasione del suo volume precedentemente pubblicato da Einaudi, Diario d’inverno (2012). In entrambi i casi si tratta di ‘memoir’, genere letterario tanto più praticato quanto più il personaggio che lo scrive è importante. E’ l’unica differenza tra un ‘memoir’ di Auster e uno di un carneade qualunque. Ma chiunque lo potrebbe scrivere utilizzando lo stesso schema. Se in Diario d’inverno Paul Auster faceva uno stucchevole inventario delle sue cicatrici, delle storie d’amore vissute, delle case abitate, delle barrette dolci ingurgitate nel corso della vita, qui scava invece nella sua infanzia fino dove la memoria arriva.
I tuoi primi pensieri, vestigia della tua vita in te stesso bambino. Li ricordi solo in parte, frammenti isolati, brevi sprazzi di agnizione che affiorano inaspettati dentro di te in momenti casuali – riportati alla mente dall’odore o dal tocco di qualcosa, o dal modo in cui la luce illumina qualcosa nel presente dell’età adulta.

Questo è Notizie dall’interno, che si ricollega al suo personalissimo diario d’inverno, ponendosi però come limite temporale i dodici anni, perché a quell’età secondo l’autore si smette di essere bambini. E così parte con elenchi di circostanze della sua vita infantile. Passa in rassegna i suoi cinque, sei, sette anni abbinandoli a cibi, odori, sapori, piante, animali, sempre rivolgendosi al se stesso bambino.
…il ricordo è ancora vivo dentro di te cinquantanove anni dopo quella mattina, inalterato nella sua limpidezza, nitido come ciascuno delle migliaia o dei milioni o delle decine di milioni di ricordi che sei riuscito a conservare.
Noioso forse, ma non del tutto inutile è questo libro se è vero, come è vero, che mi sono fermato più volte nella lettura, restando incantato a pensare ai MIEI ricordi in situazioni analoghe a quelle di Paul Auster: in fondo siamo passati tutti da 0 a 12 anni e l’infanzia è un mistero che abbiamo attraversato a Newark come a Torino.
Auster si sofferma sui primi anni di scuola, sui libri, i cartoni animati, gli idoli sportivi e quelli cinematografici.
Manca solo un mese al tuo sessantacinquesimo compleanno, e ogni mattina bevi da una tazza per bambini, una tazza di Peter Coniglio….Ti piace cominciare la giornata con Peter Coniglio, il vecchio amico della tua prima infanzia.
Poi dedica pagine e pagine alla noia che coglie spesso i bambini, le centinaia di ore in cui si è lasciati da soli, privi di stimoli e senza voglia di fare. Ma la noia a quell’età è utile perché diventa fonte di meditazione e di fantasticherie.
Due capitoli sono dedicati alla descrizione accuratissima di due film che lo hanno  profondamente segnato: Radiazioni BX: distruzione uomo (1957) e Io sono un evaso (1961). Dopo averli visti …senti che il mondo ha cambiato forma dentro di te, che il mondo in cui vivi non è più lo stesso di due ore prima, che non sarà e non potrà mai più essere lo stesso.
Un ultimo capitolo infine, Capsula del tempo, è avulso dal resto del libro: credo che lo scrittore lo abbia inserito come riempitivo. Ha origine da un carteggio con la sua prima moglie, Lydia Davis, all’epoca dell’università. Mentre sta scrivendo questo libro, Auster riceve una telefonata dalla Davis, scrittrice e traduttrice a sua volta, che gli chiede l’autorizzazione a donare le loro lettere alla biblioteca di un istituto di ricerca. Così scrive diverse pagine su quel periodo un po’ esistenzialista vissuto tra Parigi e New York.
Un divertente album fotografico di quegli anni chiude il volume.
Cose che vi univano: la passione per i libri e la musica classica, la ferma intenzione di diventare scrittori, una predilezione per i fratelli Marx e altri tipi di comicità sgangherata, l’amore per i giochi e la presa di distanza dalla realtà americana, in particolare dalla guerra del Vietnam.

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