Ho visto “Les Règles du Jeu” di Claudine Bories e Patrice Chagnard (Festival dei Popoli di Firenze)

Grazie a Mymovies ho avuto la ventura di vederlo in streaming dal Festival dei Popoli di Firenze, la storica rassegna internazionale che da oltre cinquant’anni è impegnata nello studio del cinema di documentazione sociale. E un documentario come questo calza a pennello nella  rassegna. E’ realizzato da Patrice Chagnard, uno dei più accreditati documentaristi francesi, e da Claudine Bories che da qualche anno collabora con lui. Insieme nel 2008 avevano realizzato Les arrivants, un lavoro sui richiedenti asilo in Francia.
Le regole del gioco sono quelle a cui bisogna attenersi quando si prova a entrare nel mondo del lavoro. I due registi seguono un gruppo di giovani disoccupati, i cosiddetti NEET, quelli che non hanno molte carte da giocare sul mercato. E allora cerca di suggerirgliele un ufficio statale che non fornisce loro direttamente un impiego, ma insegna i modi di comportamento, “le regole del gioco” appunto, il linguaggio, le posture, le risposte da dare a un colloquio di lavoro, la compilazione di un curriculum. Per ognuno sono sei mesi di training che rivelano gli assurdi meccanismi che regolano le risorse umane. Così seguiamo nei loro progressi (in alcuni casi anche i regressi) Lolita a cui non piace sorridere, Kevin che non sa vendere, Hamid a cui non piace essere comandato, Thierry, felice per aver trovato lavoro per sei mesi in una fabbrica di bici ma a cui fanno fare 43 ore settimanali contro le 35 da contratto, senza recuperi né straordinari. E lui si chiede il perché. Hanno vent’anni, non hanno un diploma e sono in cerca di lavoro.
Tutto il documentario è girato all’interno di un moderno palazzo uffici nei pressi di Roubaix. Vediamo il disagio dei ragazzi nei colloqui, l’infinita pazienza che ci mettono i tutor, il contrasto tra la loro estrazione e il mondo degli uffici fatto di precisione e di puntualità. Brevi intermezzi di musica barocca sdrammatizzano il montaggio e danno una sorta di respiro tra un colloquio e l’altro.
Gli esperti dicono che sono sufficienti 13 secondi per decidere se un candidato è adatto al ruolo per cui è stato chiamato. Così i tutor insegnano ai ragazzi a dare tutto nelle fasi iniziali del colloquio, a fare marketing di se stessi, vincendo le proprie inibizioni e  fragilità. Che poi il lavoro arrivi per davvero, è tutto da dimostrare.
Bel documentario che non evidenzia però nulla di diverso da quanto si può vedere quotidianamente in Italia nei vari centri per l’impiego e agenzie per il lavoro interinale. Anche in questo caso, tutto il mondo è paese.

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