Ho visto “Adieu Au Langage – Addio al linguaggio” di Jean-Luc Godard

Da oltre cinquant’annni pubblico e critica si scervellano per interpretare il significato dei suoi film, per la verità alcuni abbastanza intelligibili, altri dichiaratamente ermetici. Con Addio al linguaggio, Jean-Luc Godard raggiunge l’apoteosi in questo senso, allora tanto vale concentrarsi sull’immagine e su quella poesia che da essa deriva. Non fosse altro nella natura… Perché al linguaggio dovremo dire addio e come dice il suo personaggio maschile “Presto avremo bisogno di un interprete per capire le parole che escono dalla nostra stessa bocca“.
Un uomo e una donna, citazioni – Laurent Schwartz, Nicolas De Stael, Jacques Dellul… – un cane (e se il vero protagonista fosse il cane?), il lago Lemano, un battello, ancora citazioni – Machiavelli, Richelieu, Bismarck… – la bellezza è lo splendore della verità, la metafora è un bambino che gioca a dadi, e tanto nudo ma poco sesso. Perché il nudo in Godard fa quasi parte dell’arredamento e lei ci mostra le sue pudenda in primo piano, mentre lui commenta: “gli indiani Apache chiamavano il mondo la foresta“. E ancora lei nuda in piedi davanti a lui seduto al gabinetto, con tutto il campionario di rumori intestinali possibile e immaginabile e dice: “io parlo di uguaglianza e tu ogni volta parli di cacca“.
Oh, linguaggio! Lui: “Cosa devo fare?”. Lei: “Convincimi che mi ascolti”. L’eterna solfa di due che non comunicano (o non si capiscono). L’incomunicabilità nel cinema è cosa vecchia, torniamo a Bergman, Visconti, Antonioni?
Godard divide il film tra natura e metafora, esplode colpi di pistola, riflette se può essere accettabile l’omicidio per combattere la disoccupazione, fa cantare all’inizio e alla fine Lotta Continua: “Il potere agli operai! No alla scuola del padrone! Sempre uniti vinceremo, viva la rivoluzione!”. C’è sempre un grande televisore acceso che rimanda immagini di film del periodo del cinema muto.
Puzzle, caleidoscopio di idee filosofiche e artistiche? Inutile addentrarsi alla ricerca di una storia tra i due personaggi. Per questo dico che forse bisognerebbe guardare tutto con gli occhi del cane…
Ottantaquattro anni, quarantasettesimo film, che sia Adieu au langage il suo testamento cinematografico? Ma che nostalgia di À bout de souffle !
“Voi siete pieni di voglia di vivere. Io sono qui per dirvi no. Per morire”.

Share this nice post:
Questa voce è stata pubblicata in Cinema. Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*