Ho assistito all’audiodramma “E Johnny prese il fucile”

Andare a vedere di persona una cosa verso la quale si è un po’ dubbiosi è il modo migliore per convincersi del contrario. Così quando mi hanno invitato ad assistere a un audiodramma mi sono chiesto “che sarà mai?” e ho accettato quasi per cortesia verso chi sollecitava la mia presenza. Poi ho visto la regia (e adattamento) dell’eporediese Sergio Ferrentino (storica voce radiofonica dell’altrettanto storica trasmissione Caterpillar di Radio2), poi le musiche originali di Gianluigi Carlone (uno dei ‘professori’ della mitica Banda Osiris), infine il testo, quel romanzo pacifista di Dalton Trumbo scritto nel 1939 e divenuto film nel 1971, unica sua regia dopo tante sceneggiature. L’occasione è data dal Sermig che nel suo auditorium ha inteso ricordare in questo modo il centenario dell’inizio della grande macelleria della prima guerra mondiale. E mai testo fu più adatto!
Joe Bonham è un giovane soldato americano che, colpito da una granata in battaglia, perde udito, vista, entrambe le braccia, le gambe, un pezzo di faccia. Ma Joe sopravvive e in un letto d’ospedale impara a conoscere poco alla volta il suo corpo straziato o quello che ne resta: un tronco con la testa. Quel corpo pensa e i pensieri di Joe sono contro la guerra e la sua carneficina. Passano gli anni e un’altra guerra si avvicina. Le giornate di Joe sono scandite dalle visite delle infermiere ogni quattro ore, ma soprattutto dai ricordi della fidanzata e dagli incubi della guerra. Pensieri, respiri, battiti del cuore i rumori che lo accompagnano. Grazie a un’infermiera più sveglia di altre trova il modo di comunicare: muovendo la testa sul cuscino con i segnali dell’alfabeto Morse e ricevendo le risposte dalle dita dell’interlocutore sul suo petto. E quello di Joe è un grido per la vita e contro la guerra.
Tutto questo è rappresentato sul palcoscenico da tre postazioni microfoniche con altrettanti leggii dai tre attori: Sax Nicosia (Joe) che si sobbarca con una grande interpretazione la quasi totalità dell’audiodramma, Roberto Recchia (Mike) e Eleni Molos (Kareen). Ferrentino dirige dalla sua postazione mescolando sapientemente voci, rumori, effetti sonori, musiche. Il risultato, da ascoltare rigorosamente in cuffia, è straordinario.
La produzione è della milanese Fonderia Mercury, creata dallo stesso Ferrentino con lo scopo di fondere linguaggi e suoni per ricercare nuovi modi di comunicare. Radiofonia, teatro, web, la sperimentazione mi sembra perfettamente riuscita. Così impostato l’audiodramma ha sicuramente un futuro e si presta a molteplici applicazioni.

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