Ho visto “Il ragazzo invisibile” di Gabriele Salvatores

Forse Salvatores è rimasto soggiogato dai russi di Educazione siberiana (2013), visto che anche in questo film introduce dei pessimi caratteri di quel paese, vera feccia umana che dà la caccia a un povero ragazzo a sua insaputa dotato del superpotere di divenire invisibile. Michele è un ragazzino sensibile, sognatore, innamorato della compagna di scuola Stella e tiranneggiato da alcuni bulli della sua classe, Ivan e Brando. Proprio per sfuggire a questi due, un giorno scopre la sua incredibile attitudine. Dapprima si spaventa un po’, poi ci gioca. Scompaiono due compagni ed è subito allarme. Intervengono la mamma di Michele che è ispettore di polizia e uno psicologo a supporto della classe. Quando vede rapire Stella, decide di usare i suoi poteri. Intanto si è palesato un individuo strano, un cieco che dice di essere il vero padre e gli racconta la storia della sua vita, la nascita in Russia da una donna con poteri speciali (semplicemente è gente che ha subito particolari radiazioni), la morte della madre, la fuga e l’arrivo in Italia dove viene cresciuto dalla donna che ha sempre creduto sua mamma. Gli dice anche che è in pericolo perché ricercato da un gruppo paramilitare russo che sta raccogliendo tutte le persone con i superpoteri per utilizzarle a fini delinquenziali. Ora è tutto chiaro. Michele deve sfuggire ai russi, cercare dove tengono rinchiusa la sua bella, liberare lei e i due compagni di scuola. Per farlo ottiene l’aiuto di Ivan, ragazzo con la DDA (che non è la Direzione Distrettuale Antimafia ma il Disturbo Dell’Attenzione). Insieme, ma con l’intervento provvidenziale di mamma Giovanna, vanno a salvare il mondo.
Con la sola eccezione di Io non ho paura (2003) per me Gabriele Salvatores è quello di 3 film anni Novanta, Turnè, Mediterraneo, Puerto Escondido. Poi solo delusioni, come questo. Non ha messo mano alla sceneggiatura, affidata al trio Alessandro Fabbri, Ludovica Rampoldi, Stefano Sardo e mi domando perché abbia girato un film che inizia come commedia e poi vira sul dramma fantascientifico. E dire che aveva in mano materiale potenzialmente dirompente (l’idea di un ragazzo invisibile) per farlo decollare come una storia intelligente, ricca di argomenti e allegorie sui giovani d’oggi.
Forse mi manca la cultura fumettistica (e dei videogiochi) per apprezzarlo appieno. Resta il fatto che Il ragazzo invisibile mi ha annoiato. Fabrizio Bentivoglio arricchisce la sua personale filmografia di un altro personaggio molto caricaturale (lo psicologo poliziotto), mentre Valeria Golino (la mamma) pare alquanto stonata come ispettore di polizia. Bravi i ragazzini coinvolti in un’operazione che strizza l’occhio ai giovani, come accade in quasi tutti i film che fanno leva sugli eventi, anche straordinari, dell’adolescenza. La cosa più bella resta l’ambientazione triestina. Trieste mia!
Lontan de ti Trieste no go pase:
me manca el nostro ziel, el nostro mar
el verde dei tuoi pini, le tue case
e i muri del castel.

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