Ho letto “Il soldato Schlump” di Hans Herbert Grimm

Continuando le mie letture sulla Grande Guerra mi sono imbattuto in questo romanzo, sulla fascetta del quale era scritto che è stato pubblicato per la prima volta nel 1928, bruciato dai nazisti nei roghi del 1933, ritrovato e riscoperto soltanto nel 2008. Il soldato Schlump si propone quindi sotto due chiavi di lettura. Quella raccontata nel volume è la vicenda in larga parte autobiografica del suo autore, Hans Herbert Grimm, tedesco di Altenburg, Turingia, in seguito Germania Est, che a diciassette anni si arruolò come volontario nella fanteria. La seconda storia, non meno avvincente, è quella legata al libro e al suo autore. Grimm lo pubblicò nel 1928, in forma anonima e non rivelò mai di esserne l’autore. La narrazione è in terza persona. Il titolo originario era Schlump – Storie e avventure della vita dell’ignoto fuciliere Emil Schulz, soprannominato “Schlump” da lui stesso narrate. Il romanzo si scontrò subito con un capolavoro dell’antimilitarismo come Niente di nuovo sul fronte occidentale pubblicato qualche mese dopo da Erik Maria Remarque. Entrambi i libri furono tra i primi a finire al rogo nel 1933 nei cosiddetti “Bücherverbrennungen” perché considerati antitedeschi. In comune i due romanzi hanno la visione della crudeltà della guerra dal basso, vista dagli occhi di un soldato pressoché adolescente. Ma mentre Remarque mantiene un livello di narrazione realistico, l’avventura di Schlump attraverso la guerra è quasi picaresca, divertente, e quindi la critica nei confronti della Germania e della disfatta dell’Impero austro-ungarico risulta ancora più feroce. Per meglio nascondere la paternità del libro e per continuare a insegnare all’università, Grimm si iscrisse al partito nazionalsocialista. Ma nel dopoguerra, nonostante avesse svelato di essere l’autore di Schlump, quella iscrizione gli si rivoltò contro: nella Germania sovietica gli fu vietato di tornare all’insegnamento. Impossibilitato a lavorare, Grimm morì suicida nel 1950, a 52 anni. Ritrovato il manoscritto (Grimm lo aveva murato a casa sua ad Altenburg) nel 2008, il libro ha rivisto la luce solo nel 2014.
Ma torniamo alla storia di Schlump, figlio di un sarto, diplomato alla scuola secondaria, portato per il disegno, entra come creatore di modelli in una tessitura.
Ma invece che al lavoro, pensava alle ragazze e alla guerra.
E ne vedrà molta perché Il 1 agosto 1915 prese la sua cassetta d’ordinanza e si presentò in caserma.
Dopo l’addestramento, vissuto dal ragazzo con l’esuberanza dei suoi diciassette anni, Schlump viene inviato a Libercourt, nella Francia occupata. Per la sua conoscenza del francese, nonostante la giovane età, viene messo ad amministrare tre villaggi. E’ un periodo bellissimo per lui: ci sa fare con la gente del posto, risolve i problemi ed è ammirato dalle fanciulle, si chiamino Estelle, Marie o Madeleine.
Schlump si era ambientato a Loffrande e si era quasi dimenticato di essere un militare. Spediva regolarmente i suoi rapporti e si impegnava con zelo per non mancare nessuna scadenza.
Le truppe si avvicendano e il rombo dei cannoni resta in lontananza, ma giunge il momento anche per Schlump di andare in trincea, sangue e fango, il fischio delle granate, fame e parassiti, i “Tommy” che sparano davanti a te. Schlump viene ferito a una spalla: un po’ di ospedale e viene rispedito a casa. Dopo la convalescenza torna in prima linea per assistere ad altri massacri.
C’erano morti, tedeschi e inglesi, mescolati…Erano tutti sdraiati a pancia in giù, la testa girata di lato, la faccia verdastra con le labbra nere tra le quali scintillavano i denti.
Per Schlump una nuova ferita e di nuovo l’ospedale. Ma siamo ormai verso la fine della guerra. La terza parte del romanzo vede il lento ritiro dell’armata. Dalla Francia attraverso il Belgio per la Germania con frotte di feriti che si trascinano. Ancora tante peripezie attendono Schlump prima di giungere a casa. Un esercito sconfitto è composto da uomini che fanno di tutto per salvare la pelle, imperversa l’antieroismo. Grimm affida a un nuovo soldato l’utopica difesa della Germania. E’ il filosofo Gack, un esaltato ancora convinto di vincere la guerra e di creare una grande Europa, che incarna già i prodromi del nazismo.

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