Ho visto “Birdman” di Alejandro González Iñárritu

Riggan Thompson si è talmente connaturato nel suo ruolo di Birdman che ora ha poteri incredibili: sposta e fa volare oggetti, levita e vola lui stesso. Ma non gli basta. Nonostante il suo alter ego… la sua coscienza… il suo essere Birdman… (con una inquietante voce fuori campo) cerchi di porgli dei limiti, di riavviarlo al suo personaggio che gli ha dato una celebrità planetaria, Riggan vuole dimostrare di essere un grande attore in assoluto, anche a teatro. Per questo ha adattato per il palcoscenico un racconto di Raymond Carver, What We Talk About When We Talk About Love, ha allestito una compagnia, distribuito i ruoli, affittato un teatro a Broadway. Fin dalle prime prove però si scontra, anche fisicamente, con Mike Shiner, il suo partner maschile nella commedia. Uno che recita sempre nel mondo reale ma che sul palcoscenico non finge mai. I due ruoli femminili sono invece le inconsapevoli amanti di Riggan e di Mike. La vicenda è arricchita dalla presenza di Sam, la figlia ex tossicodipendente di Riggan, che si aggira nei meandri del teatro con il compito non meglio chiarito di assistente del padre. Tutto si svolge dentro, davanti, appena fuori, sopra il teatro: sul palco, nei camerini, negli stretti corridoi di servizio. Nella scena finale della commedia è previsto il suicidio del protagonista, ma Riggan sostituisce la pistola col tappo rosso con una vera. La prima è un trionfo, i giornali, contrariamente alle aspettative, esaltano lo spettacolo. Ma Riggan è in ospedale, vivo e con il volto deturpato. Ha vinto su Birdman e dimostrato di non essere schiavo della sua interpretazione cinematografica.
Inarrivabile Inarritu! Questo è grande cinema, evocativo, fantasioso, non convenzionale. Con le emozioni il regista ci porta sull’ottovolante (grazie anche ai fantastici movimenti di macchina), esci dal cinema e vorresti librarti come Birdman. Io ci provo da sempre, con tanta intensità, ma ci riesco soltanto nei sogni!
Il superlativo Michael Keaton era stato Batman, Riggan Thomson è Birdman: ce n’è abbastanza per deliziarsi con il metacinema e il metateatro. Edward Norton non gli è da meno: il suo schizzato Mike Shiner è da lezione di recitazione. E che trasformazione per Emma Stone, passata dalla figura insipida di Sophie Baker in Magic in the Moonlight al ruolo assai più vero di Sam! Sorvolo sui vari premi che Birdman si accinge a raccogliere alla notte degli Oscar e spendo due parole sulla musica. La colonna sonora attinge a piene mani a Ravel, Rachmaninov, Mahler, Čajkovskij ma che cosa sarebbe il film se a tutto ciò non si mescolassero le strepitose performance del batterista messicano Antonio Sanchez. E’ banale dirlo ma dà ritmo e ulteriore adrenalina alla visione del film.
“La popolarità è la cugina zoccola del prestigio”.

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