Toro: nuova dimensione, nuova consapevolezza

Giovedì sera non mi era ancora passata l’eccitazione per la vittoria di Bilbao e già riflettevo sul passato. Mai più serie B, mi sono detto. Ho ripensato a Castel di Sangro, Licata, Cittadella, Gubbio, a quanti campionati abbiamo fatto in serie B, alla fatal Reggio Emilia contro il Perugia, al viaggio in auto a Brescia con il sindaco e il procuratore tifoso per il ritorno della finale play off 2010, sfortunata anche quella. Mi è venuta in mente una partita a Ravenna, tra l’altro vinta, era il 1997 e mi trovavo da quelle parti. Perché noi del Toro siamo fatti così, un po’ di autolesionismo e lo sguardo sempre girato indietro.
Ora basta, il passaggio agli ottavi di Europa League deve segnare uno spartiacque con quel passato. Il Torino è entrato in una nuova dimensione, quella giusta, quella che gli compete.
E si è visto ieri sera con il Napoli che ora c’è una nuova consapevolezza, che fa lottare senza paura contro chiunque, con quel cinismo che è necessario per vincere e continuare a vincere e che purtroppo abbiamo sempre soltanto visto applicato dagli altri. Cuore e grinta, quelli no, non sono (quasi) mai mancati, neppure negli anni più bui. Ma non bastano più.
Giocatori importanti se ne sono andati – alcuni legati ai nostri colori, altri invece mercenari puri -, e la classifica oggi dice tutto. Al ritiro di Riscone, dove ero stato alcuni giorni, mi dicevo che se solo un paio di quei giovani carneadi appena arrivati avessero fatto il salto di qualità, la squadra avrebbe fatto passi avanti giganteschi. Mi pare sia andata così.
Onore a Giampiero Ventura che ha assemblato caparbiamente, pezzo su pezzo, questo gruppo facendo fuoco con la legna che la società gli ha messo a disposizione. E che fuoco! Mi sembra che i suoi detrattori (non erano molti, ne ha avuti molti di più il presidente Cairo, ma a proposito, ieri sera non mi pare di aver sentito dalla curva i soliti cori…) si siano sciolti come la neve dei giorni scorsi. Emblematico il coro pro-Ventura a partita in corso.
Ora non mi aspetto di sentire immediatamente cori pro-Cairo, però ricordo cosa era il Torino esattamente dieci anni fa e allora gli dedico quelli di una notte di agosto del 2005. Sono stati due lustri di bassi e alti. Ora facciamo in modo che continuino soltanto gli alti (mai più serie B) e cominciamo a toglierci importanti soddisfazioni.

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