Mio cognato Venanzio e l’auto ovvero la crisi Fiat vista dal basso

Se mio cognato Venanzio ha deciso di non comprare più Fiat, una ragione ci sarà. Quando me lo ha detto – lui che ha passato una vita da collaudatore nella filiale di corso Bramante, lui che in tuta bianca immacolata guidava le auto che le relazioni esterne mettevano a disposizione dei “vip” in occasione delle manifestazioni più svariate – sono sobbalzato, non riuscivo a crederci. E pensare che per la mia apostasia nei confronti della Fiat sono stato da lui sempre aspramente criticato. Più di trent’anni fa avevo abbandonato le auto prodotte dalla fabbrica nella quale hanno lavorato mio padre, un nonno, alcuni zii, mia sorella (l’altra mia sorella era in una società del gruppo…), mio cognato, io stesso. Avevo lasciato la Fiat nel 1976 e poco dopo ho smesso di guidarne le auto avendo avuto opportunità diverse di acquisto. Quando, in anni più recenti, mi sono messo una mano sulla coscienza e ho cercato di privilegiare l’economia torinese riavvicinandomi alla “real casa”, ormai era troppo tardi. Sono stato respinto più volte da un sistema di prezzi, incentivi e ritiro dell’usato che non era più linea con il resto del mercato. Ormai aveva vinto la globalizzazione.
Bruciato e sacrificato sull’altare della globalizzazione l’orgoglio dell’appartenenza, quello che Venanzio oggi trova nelle altre case – a parità di categoria – è infinitamente più conveniente di quello che la Fiat gli offre, anche tenuto conto dei bonus concessi agli ex-dipendenti. Senza contare poi che quanto di recente proposto da Marchionne sul mercato nazionale non ha più nulla di torinese né di esteticamente italiano. Mi riferisco a Freemont e alla Thema americanoide recentemente presentata.

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1 risposta a Mio cognato Venanzio e l’auto ovvero la crisi Fiat vista dal basso

  1. Fiat? Perchè ancora esiste una fabbrica italiana di automobili nella nostra Torino? Meno male che nel frattempo la città, grazie alla globalizzazione esplosa in occasione delle Olimpiadi invernali del 2006, ci offre anche novità positive, altrimenti …

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