Ho visto “Mia madre” di Nanni Moretti

Non si parla male della madre, nemmeno di quella degli altri. Quindi mi riesce difficile addentrarmi in un film che non solo non mi ha entusiasmato ma neppure mi ha suscitato particolari emozioni. Diciamo che la noia vince sulla tristezza. Eppure prendendolo a pezzi, segmentandolo, ci sono cose buone. Moretti, ad esempio. Fa il Moretti come in tutti i suoi film: pignolo, pedante, saccente ma in maniera quasi dolorosa, tenendosi in disparte. In effetti delega le sue prerogative di regista a Margherita Buy che in questo film è la nevrotica di sempre. Un personaggio insicuro, indeciso, con un sacco di problemi: quelli adolescenziali della figlia che non ha molta voglia di studiare, quelli di salute della madre perennemente in ospedale, quelli sentimentali dovuti alla recente separazione dal compagno. E pur essendo una regista di successo Margherita si sente inadeguata nel realizzare un film che tratta la crisi economica, il lavoro, la disoccupazione per gli effetti della globalizzazione, con la fabbrica che passa in mani straniere. Sul set ci sono da gestire le bizze della star internazionale Barry Huggins, dapprima alle prese con le difficoltà della lingua e poi sempre più ristretto nei panni di un personaggio, un industriale americano, che non sente suo. Quelle con John Turturro sono le sequenze in cui il film fa un balzo di genialità, pur se si tratta di momenti avulsi dal contesto generale.
Defilato è il fratello Giovanni, ingegnere che si è messo in aspettativa – ma darà definitivamente le dimissioni – per accudire la madre per la quale il percorso sembra purtroppo segnato. Al centro dovrebbe essere Ada, mamma di Giovanni e Margherita, professoressa di greco a cui gli ex studenti sono ancora profondamente legati. Ma la figura della madre, nonostante la potente interpretazione di Giulia Lazzarini, finisce con l’essere centrale soltanto nel titolo (e nelle intenzioni del regista?). C’è poca commozione nella sua scomparsa, poca profondità, poca intimità. Nulla a che vedere con un film veramente doloroso come La stanza del figlio (non a caso l’ultimo film italiano a vincere la Palma d’Oro a Cannes nel 2001).
Per il resto Mia madre è soprattutto un film sul cinema, sul fare cinema, sulla finzione del cinema, in cui Moretti si mette da parte e si osserva dall’esterno nella figura di Margherita. Forse la mamma – di ciascuno di noi – avrebbe meritato qualcosa di più.

Share this nice post:
Questa voce è stata pubblicata in Cinema. Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*