Gouveia, dimenticata da Saramago

José Saramago certo non immaginava che nei primi giorni di maggio del 2015 mi sarei avventurato dalle parti della Serra da Estrela e precisamente a Gouveia. Altrimenti nel suo Viaggio in Portogallo, ancorché si premuri di avvisare il lettore di non ricorrervi come a una normale guida da tenere sottomano, avrebbe dedicato qualche riga a questa deliziosa cittadina. Invece non c’è traccia, strano perché è un posto che merita una visita. Vorrei riportare in vita il sommo scrittore portoghese e fargliele scrivere oggi oppure possedere la sua penna magistrale per dare una piccola appendice al suo libro.
Il viaggiatore era arrivato a Gouveia dopo un viaggio che oseremmo dire imbarazzante. Senza nulla togliere al diritto di sciopero dei piloti, le cui motivazioni bisognerebbe comunque essere così sensibili da provare a capire, la cancellazione di molti voli aveva scombussolato i piani di tante persone di mezza Europa che in quei giorni avevano a che fare con il Portogallo. I compagni del viaggiatore erano musicisti che avevano urgenza di raggiungere Gouveia da Porto per un un concerto che, in quanto tale e inserito in un festival internazionale, era improcrastinabile. Quel giorno l’unica possibilità di raggiungere la terra lusitana era di atterrare nella capitale. Così il viaggiatore con i suoi compagni si trova a Lisbona a tardissima sera ma con l’aiuto della municipalità di Gouveia il gruppo raggiunge la meta a notte fonda. Quattro ore di auto – in realtà si trattava di un confortevole scuolabus – seppur notturne consentono al viaggiatore, affamato di vedute e nuovi paesi, di darsi uno sguardo intorno. Ore di autostrada poi di superstrada e infine una strada regionale. Prima i nomi di città poi di sconosciute località si susseguono, mentre la pioggia battente diventa sempre più sottile e infine quasi polverosa per trasformarsi in una nebbiolina che dà ulteriore suggestione ai boschi e ai borghi attraversati.
Al risveglio il viaggiatore apre le tende della sua camera d’albergo e nella bruma del mattino compare alla vista un edificio antico. Il viaggiatore si informa: è il vecchio collegio dei gesuiti, poi riconvertito come camera di commercio, municipio e tribunale. Come dire, i beni della chiesa cattolica al servizio delle necessità dell’amministrazione pubblica. Tra le incombenze per le quali si trova lì, al viaggiatore non resta molto tempo per ammirare le bellezze del luogo. Vorrebbe avere ore a disposizione, una mappa alla mano e seguire l’istinto e i propri turbamenti, come Saramago insegna. Gouveia è una cittadina a 650 metri di altitudine al centro della Serra da Estrela, il più vasto parco naturale protetto del Portogallo. Da quanto ha frettolosamente visto il viaggiatore si è fatto l’idea che i 13 mila abitanti, distribuiti tra il capoluogo e le sue frazioni, siano soddisfatti del loro comune. Gli eventi, le manifestazioni culturali e sportive non mancano, il municipio è molto attivo.
Nel tardo pomeriggio del secondo giorno il viaggiatore con i suoi compagni si attarda per le stradine. Guarda, si informa, fotografa chiese, monumenti, scorci suggestivi, ammira il barocco che si fonde con gli azulejos, negli edifici non può mancare lo stile manuelino. Alla sua vista scorrono São Pedro, la piccola chiesa della Misericordia. Purtroppo non c’è tempo di visitare la Casa da torre, il Museu Municipal de Arte Moderna o un altro curioso museo che propone le miniature di auto. Giusto un salto al Miradouro, lo dice la parola stessa che domina dall’alto la cittadina e fornisce all’occhio la possibilità di estendere lo sguardo fino all’orizzonte. Poi la discesa per via della Repubblica da dove giunge l’eco di una musica. Davanti alla chiesa di Santa Cruz si prepara la festa del rione. La chiesetta è aperta e addobbata. Sulla piattaforma di un autocarro sono sistemati altoparlanti e una pedana per le esibizioni musicali. Intanto una registrazione propone il suono di una fisarmonica. Lumini, festoni, bandierine come in una festa patronale del sud Italia. Gli uomini da una parte, le donne preparano cibo e i bambini giocano sulla piazza. I viaggiatori e i suoi compagni incuriosiscono. Si avvicina un anziano. E’ quasi del tutto sdentato e parla un portoghese stretto. Vuole spiegare l’origine della chiesa di Santa Cruz, eretta in un luogo dove un tempo c’era stata una strage di giudei. Gli abitanti volevano ricordare quella tragedia. Il viaggiatore ringrazia per la spiegazione e conta di ritornare in quel borgo quando la festa sarà al suo apice. Ma non c’è tempo. Ancora un passaggio davanti alla rinomata Biblioteca Vergilio Ferreira e una rapida salita alla cappella Senhor do Calvario e sarà ora di occuparsi del ritorno. La notte è piccola e l’astensione dal lavoro dei piloti preoccupa il viaggiatore. All’alba il gruppo ridiscende a Porto.
A casa il viaggiatore controllerà e si renderà conto che in viaggi precedenti era transitato da quelle parti. Non a Gouveia ma a Viseu e a Guarda, nella stessa regione. Ha proprio ragione Saramago, nei posti bisogna tornarci e tornarci ancora, cambia la luce, cambia la stagione, muta l’umore del viaggiatore…

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