Ho visto “Il racconto dei racconti” di Matteo Garrone

Grande fantasia ha Matteo Garrone, che alla già sterminata fantasia di Giambattista Basile (Lo cunto de li cunti – 1636 – detto anche Pentamerone, 5o fiabe ‘per adulti’ raccontate in 5 giorni da 10 narratrici) aggiunge le proprie visioni cinematografiche fatte di sangue, vecchie orripilanti, mostri, draghi, orchi ma anche tanta bellezza. Il primo effetto che ha avuto il film su di me è stato di andare a riprendere – rispolverando antiche memorie scolastiche – il capolavoro di Basile e leggere i tre racconti sui quali poggia, mescolandoli fino a farli apparire un tutt’uno, il lavoro di Garrone. Sono La cerva fatata, Lo polece, La vecchia scortecata (il testo è in napoletano antico). Pura curiosità è la mia, scoprire quanto deroga il regista dall’opera seicentesca. Ad esempio la battaglia tra il re-palombaro e il drago marino è farina degli sceneggiatori di Garrone. Come pure la famiglia dei saltimbanchi che libera la principessa Viola (Porziella nel racconto) dalle mani dell’uerco non viene sterminata dallo stesso ma riaccompagna la fanciulla dal padre, pentito di averla data a un orco. In ogni caso che il film sia ispirato a oppure liberamente tratto da poco importa. Per cui, come dice il Basile “…quanto arrore commette chi va cercanno ova de lupo e piettene de quinnece”, come dire che si perde il proprio tempo nel cercare di raggiungere cose impossibili da ottenere.
La seconda considerazione (e curiosità) che mi è venuta è quella sugli attori. Accanto agli acclamati Salma Hayek (la regina di Selvascura), John C. Reilly (suo marito che non riesce a darle un figlio e poi perisce nella lotta con il drago marino), Vincent Cassel (l’infoiato re di Roccaforte), ci sono un sacco di ottimi caratteristi: Toby Jones (il re di Altomonte, allevatore di una pulce prima con il proprio sangue, poi a suon di bistecche), il sorprendente Guillaume Delaunay (l’orco), Christian e Jonah Lees (Elias e Jonah, gemellini figli di madri diverse che hanno mangiato il cuore del drago marino per restare incinte), Shirley Henderson (Imma, la vecchia che si fa scortecare per invidia della sorella che è ringiovanita per un sortilegio). Poi tra gli italiani interpreti di piccoli ruoli Alba Rohrwacher, Massimo Ceccherini, l’immancabile Renato Scarpa, Giselda Volodi, fino all’esperto Franco Pistoni (un negromante davvero inquietante).
La terza notazione è sulle riprese, tutte effettuate in Italia in luoghi affascinanti che la visione del film fa venire voglia di andare a cercare. E’ il lavoro comprensibilmente paraculo che fanno le Film Commission di tutta Italia. In questo caso sono stati fondamentali il sostegno e il contributo economico dell’iperattiva Apulia Film Commission. Per la cronaca, il catalogo delle location è questo e riguarda anche altre regioni: nel Lazio (Palazzo Chigi di Ariccia), Campania (Palazzo Reale di Napoli), Toscana (Vie Cave tra Sovana e Pitigliano, Castello di Sammezzano di Reggello e Palazzo Vecchio di Firenze), Puglia (Castel del Monte, Gioia del Colle, Mottola e Statte), Sicilia (Castello di Donnafugata e Gole dell’Alcantara), Abruzzo (castello di Roccascalegna). Opportunamente e tempestivamente le richiama oggi La Stampa nelle pagine dei Consigli ai Viaggiatori.
Mentre io, pur comprendendo la voglia e la necessità del genio di Matteo Garrone di cimentarsi con un fantasy di questo genere, non mi sento di consigliare Il Racconto dei racconti nel suo complesso, se non per le considerazioni di cui sopra. Il cinema è anche questo, se non piace o non convince il film, si trova pur sempre qualcosa di positivo, di interessante, che stimola approfondimenti e nuove ricerche.

 

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