Ho letto “La giostra degli scambi” di Andrea Camilleri

Che può fari un omo che torna a la sò casa alli setti del matino, doppo ‘na nuttata vigilante e che avi un appuntamento con il sò superiori per le novi a Montelusa?
Che dire del nuovo Montalbano, che non sia già stato detto e scritto nelle recensioni dei romanzi precedenti? Camilleri afferma in una nota che questa è una delle pochissime indagini a non essere collegata a un fatto di cronaca nera realmente accaduto. Forse per questo la trama è così astrusa e poco codificabile. In ogni caso poche avventure del commissario sono inizialmente così esilaranti come questa: Montalbano è coinvolto suo malgrado in una rissa, viene malmenato e come se non bastasse portato al comando dei carabinieri per accertamenti.
Il cazzottatore scalciava tintanno di centrari i cabasisi del commissario, Montalbano col pugno mancino pistiava al cazzottatore e col pugno destro timpistava a quello che stava supra a tutti, il quali, a sò vota, con ‘na mano circava d’accicari al commissario cavannogli l’occhi e con l’autra tintava di fari l’istisso al cazzottatore.
Una scena che se risaputa potrebbe far morire dal ridere i bravi collaboratori Fazio e Mimì Augello. Se aggiungiamo che Adelina prende a padellate e tramortisce un intruso in casa Montalbano, parrebbe proprio di essere dentro una pochade. Invece poi il poliziesco prende il sopravvento e non puo essere altrimenti. Inutile calarsi nella storia: prima alcuni incruenti e inspiegabili sequestri di ragazze, poi i cataferi a tempo debito verranno fuori e saranno anche dei ritrovamenti raccapriccianti. E’ una vicenda di fimmine e di gelosia, in cui la mafia – se esiste – è spettatrice attenta quel tanto per cercare di restare fuori dai maldestri tentativi di attribuirle le colpe.
Come ormai da alcuni romanzi a questa parte, Salvo Montalbano invecchia e immalinconisce. Sogni e premonizioni sono sempre più frequenti. Ormai non c’è nessuna trasgressione con le picciotte, mentre si tiene ben lontano dalle consuete sciarratine con Livia.
La notti settembrina era carizzevoli e materna. C’era ‘na luna accussì tunna e vascia che pariva un palloncino da picciliddri sospiso a mezz’aria.
In fondo questa quiete è ciò che cerchiamo noi lettori in Montalbano. Essere consolati e rassicurati dalle brutture della vita. Trovare nel frigo una guantera d’antipasti di mari bastevoli per tri pirsone e dintra al forno ‘na doppia porzioni di milanciane alla parmigiana. E se c’è tempo fare un salto da Enzo per una mangiatina più consistente e poi una passiatina molo molo. Tanto la giustizia trionfa sempre. O quasi. Alla prossima.

 

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