Ho letto “Titoli di coda” di Petros Markaris

I tedeschi hanno un rapporto erotico con il loro lavoro; al contrario i greci lo considerano una maledizione.
E’ paradossale leggere in  questi giorni l’ultimo libro di Petros Markaris. La Grecia è veramente ai titoli di coda, come lo è la lunga saga del commissario Kostas Charitos. Giunto al nono romanzo della serie, Markaris pare volersi arrestare. Aveva iniziato nel 1995 con Ultime della notte e da allora ci ha accompagnato attraverso gli anni della crisi greca, non tanto con le inchieste del poliziotto che ha creato, quanto dall’osservatorio privilegiato dell’economia domestica della sua famiglia, la moglie Adriana e la figlia Caterina, a cui si sono aggiunti, romanzo dopo romanzo, il genero Fanis e i consuoceri Sevastì e Pròdromos, e poi la socia di Caterina nello studio legale, Mànis con il futuro marito, il tedesco Uli. Né manca il vecchio antagonista politico Zisis, divenuto nel tempo un intimo amico di famiglia. In Titoli di coda ritroviamo questa allegra brigata di mangioni (Adriana è molto brava ai fornelli e ci delizia con le sue ricette di cucina ‘povera’) continuamente attovagliata ma soprattutto alle prese con la più cruenta delle crisi economiche del Paese. Così i Charitos ospitano a casa i consuoceri in difficoltà, Adriana cucina per tutti e Kostas ha parcheggiato la sua Seat nell’autorimessa della polizia.
L’ho parcheggiata nel garage della Centrale ormai da mesi: a causa delle terribili misure economiche che siamo costretti a subire non ha senso spendere denaro per la macchina quando posso circolare gratis con i mezzi pubblici.
E nel trittico che governa la Grecia – burocrazia, ostruzionismo, impotenza – a qualcuno riesce bene arricchirsi, mentre qualcun’altro rimpiange i bei tempi che avevano un ordine diverso, destra o sinistra non importa, purché si riparta dagli anni ’50. Così si firma un sedicente gruppo che dissemina cadaveri per Atene e il resto della Grecia.
Uno di questi faceva l’oliatore: Era ammanicato, sapeva dove ungere e guadagnava in nero. Omicidi che non hanno molto in comune tra loro e che Charitos ha parecchia difficoltà a collegare. A questo si aggiunga che sullo sfondo di tutta la vicenda opera Alba Dorata, ormai infiltrata anche nella polizia. Due individui mascherati hanno aggredito e malmenato Caterina all’uscita dal tribunale dove ha appena difeso tre ragazzi neri. E’ ovvio che il fatto incida profondamente sulla psiche del povero Charitos e ne condizioni le indagini sui Greci degli anni ’50.
Atene, di notte, è come le nostre tasche vuote: due vasi comunicanti con lo stesso, scarso, flusso quotidiano. Strade vuote, marciapiedi vuoti, trattorie semivuote. Se di giorno vedi la sofferenza di Atene, di notte ne cogli il lutto.
Naturalmente l’ultima indagine della serie (a meno che Markaris ci ripensi) non può rimanere inevasa e Kostas Charitos riesce a scoprire chi sono i Greci degli anni ’50 e anche gli esponenti di Alba Dorata che hanno picchiato la figlia. Non è un gran romanzo, la vena poliziesca dello scrittore greco si è via via affievolita, ma c’è di che ringraziarlo per averci aperto gli occhi sulla vita della Grecia con questo spaccato letterario durato vent’anni. Basta leggere i romanzi in sequenza per capire la crisi ellenica meglio di quanto facciano a Bruxelles e Berlino!
…questa è la pubblica amministrazione greca: quando hai freddo ti spoglia e quando sudi ti copre.

Tutti i libri della serie:
Ultime della notte (1995)
Difesa a zona (1998)
Si è suicidato il Che (2003)
La lunga estate calda del Commissario Charitos (2007)
La balia (2008)
Prestiti scaduti (2011)
L’esattore (2012)
Resa dei conti (2013)

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1 risposta a Ho letto “Titoli di coda” di Petros Markaris

  1. federica scrive:

    Ho letto questo libro da poco, senza sapere che facesse parte di una trilogia.

    Mi aspettavo un semplice giallo ed invece ho letto un libro molto politico: mi è piaciuto!

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