Una sera con i fantastici artisti del Cirque Farouche Zanzibar

Da anni seguiamo la crescita professionale costante di Paolo Stratta e la sua scommessa stravinta di un progetto di nuovo circo. E il suo Festival internazionale sul Filo del Circo anno dopo anno (sono già 14 le edizioni!) è utile proprio per misurarne i progressi: cresce l’ambizioso festival nei numeri (quest’anno 26 spettacoli, 15 titoli, 11 prime e oltre 150 artisti, un intero mese di programmazione nel Parco culturale Le Serre di Grugliasco) e nella qualità delle proposte, crescono i corsi di formazione, i workshop, le masterclass, cresce il numero degli artisti diplomati alla Scuola di Cirko Vertigo che lavorano nella compagnia stabile o che trovano spazio nelle più importanti compagnie circensi internazionali. Ieri sera durante lo spettacolo, con giustificato orgoglio Paolo mi suggeriva quali erano i ragazzi usciti dalla scuola Vertigo che si stavano esibendo in Blast con il Cirque Farouche Zanzibar. Pochi giorni fa inoltre è arrivato il riconoscimento di Compagnia di circo contemporaneo stabile al Cirko Vertigo da parte del Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Non un punto d’arrivo per il gruppo con sede a Grugliasco, ma uno stimolo a produrre spettacoli, a continuare l’attività formativa e a tessere ulteriori relazioni con i centri di produzione e le scuole circensi più prestigiose del mondo.
E il Cirque Zanzibar Farouche? E’ stato uno spettacolo sensazionale, un’esplosione (Blast) di anarchia circense selvaggia (Farouche). Un’anarchia organizzata, ben inteso, calibrata nei minimi dettagli come richiesto nelle discipline aeree e acrobatiche: trapezio, corda, palo cinese, filo molle, cerchio, bici acrobatica (disciplina in cui eccelle lo straordinario Ivan Do-Duc). E’ un insieme di piccole e grandi suggestioni,  dalle ombre alla tempesta di piume, fino al racconto di spiritose storie d’amore, in chiave acrobatica naturalmente. Demoliti tutti i codici pregressi del circo tradizionale, questo è il nouveau cirque in cui le varie discipline sono legate tra loro da un filo di drammaturgia e musica. Il lavoro del regista Jef Odet (che nello spettacolo si ritaglia il ruolo della maitresse o gigantessa) è davvero eccellente. Il gruppo è formato da diciotto giovani artisti di nazionalità diverse. Carta vincente è però la musica suonata dal vivo: etno, techno o rock sta diventando imprescindibile negli spettacoli di circo contemporaneo. Non a caso Odet chiama i musicisti alla ribalta per condividere con loro l’ovazione finale. Un’ora e un quarto di spettacolo non era sufficiente a contenere tutti gli applausi che il pubblico da tutto esaurito avrebbe voluto tributare.
Il festival è appena iniziato, ci sono spettacoli da vedere per tutto il mese di luglio, con compagnie di tutto il mondo.

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