“L’amante di Chopin” di Rita Charbonnier, una donna nella storia della musica

Del pollo Frédéric mangia solo il petto, che dev’esser candido e cotto a fuoco molto lento, così che non divenga stoppaccioso; trova disgustoso il sapore delle cosce e delle ali, che invece piacciono molto ai ragazzi.
Nove anni è durata la relazione tra la scrittrice George Sand e Frédéric Chopin. Due personalità che più diverse non si può. Lei, divorziata e con una pletora di uomini ai suoi piedi, carattere forte, battagliera, politicamente impegnata per i diritti delle donne, dei più deboli, un’anima socialista, già scrittrice di successo, dà scandalo perché fuma e veste da uomo. Lui, di sei anni più giovane, etereo, quasi femmineo, conservatore, elegante, modi aristocratici, è perennemente ammalato. Eppure il sodalizio, molto mondano e poco amoroso, ha funzionato per qualche tempo. Continua a leggere
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“Il collezionista dei mondi” di Ilija Trojanov, l’avventurosa vita di Richard F. Burton

Ci sono libri che restano intonsi per anni, magari ti sono stati regalati ma non sei mai entrato in sintonia per leggerli. Poi finalmente lo fai e ti accorgi di aver fatto male. Il collezionista di mondi è uno di questi. Mi ha conquistato e lo considero un libro straordinario. Si tratta di una quasi biografia, romanzata ma basata su fatti reali. Il personaggio è straordinario. Richard Francis Burton (1821 – 1890), niente a che vedere con il marito di Liz Taylor, è stato soldato della Compagnia delle Indie Orientali di Sua Maestà, quindi spia, esploratore, diplomatico, orientalista, traduttore, letterato. Una vera figura ottocentesca. Ha ispirato film e romanzi, tra cui questo. Ilija Trojanow è un romanziere e saggista bulgaro, trapiantato a Città del Capo. Scrive in tedesco. In Italia questo libro è stato pubblicato per la prima volta nel 2007 da Ponte alle Grazie. L’edizione che ho letto è del 2020, stampata da EDT. Il titolo esplica in modo chiaro chi sia stato Burton. Continua a leggere

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“I saccheggiatori” un capolavoro di William Faulkner da riscoprire

Il bambino non è né innocente né sprovveduto. Non c’è crimine che un bambino di undici anni non abbia già meditato da molto tempo.
The Reivers (1962) è stato l’ultimo romanzo scritto da William Faulkner prima della morte, poi Premio Pulitzer per la letteratura postumo l’anno successivo. Da poco è riapparso pubblicato da La Nave di Teseo in una nuova traduzione a cura di Carlo Prosperi.
È Lucius Priest che racconta ai nipoti la sua più grande avventura vissuta da bambino. Jefferson, Mississippi, 1905. Un’America ancora razzista che distingue le divise grigie che erano dei sudisti da quelle del nord. Lucius è cresciuto in una famiglia patriarcale, possidenti da più generazioni, è educato e coccolato dai genitori e dal nonno McCaslin che tutti chiamano ‘il Padrone’, famigliari compresi. Circolano pochissime auto, il principale mezzo di locomozione è ancora il cavallo.
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“Non ti manchi mai la gioia”, un manuale per liberarsi dalle trappole, di Vito Mancuso

Chiudo il 2023 onusto di letture importanti e apro il nuovo anno all’insegna della spiritualità. Leggere Vito Mancuso, che ho imparato ad apprezzare nelle sue apparizioni televisive, sempre convincenti, è quanto meno utile, per non sprecare altri aggettivi. Utile se il lettore riesce a interrogarsi sui temi che il teologo propone. Perché un libro, a parer mio, è solo un insieme di fogli inchiostrati o di righe luminose sui dispositivi elettronici. Il libro non esiste, inizia a essere, a vivere, solo nel momento in cui entri in quei fogli e in quelle righe e fai tue le cose che ci sono scritte. Vale per un romanzo, ma vale ancor più per un libro come questo, che Mancuso definisce Breve itinerario di liberazione. Liberazione dalle trappole della vita cui ognuno di noi è sottoposto. Per spiegare meglio, cita Tolstoj e un’antica fiaba orientale arcinota. Continua a leggere

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“La pietra del rimpianto”, il solito avvincente Arnaldur Indriðason

«Sono arrivato troppo tardi» disse Konráð. Ormai pronunciare quella frase stava diventando un’abitudine.
Il romanzo più recente di Indriðason ci riporta al malinconico personaggio di Konráð, già presente in Una traccia nel buio (2015), Quel che sa la notte (2019) e La ragazza del ponte (2020). È un ex poliziotto da sempre macerato dall’omicidio insoluto del padre, un poco di buono, avvenuto quando lui era ancora ragazzino, raccontato nel terzo di questi libri. Proprio da quel fatto personale, una volta diventato poliziotto, aveva tratto la passione per i casi irrisolti. Una passione che era continuata anche da pensionato. Così Konráð si è ancora occupato di cold case, quasi privatamente, in disparte, mal tollerato dai colleghi di un tempo e sopportato solo da Marta, il capo della squadra investigativa, per la sua esperienza e la formidabile memoria.
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“Stella Maris”, ultima opera di Cormac McCarthy

Se sei abbastanza sano di mente da sapere che sei pazzo non sei così pazzo come se pensassi di essere sano di mente. Cormac McCarthy ha regalato ai suoi lettori un ultimo romanzo quand’era ormai alle soglie dei novant’anni. Stella Maris, che resta la sua opera ultima, è assai diverso dai romanzi che l’hanno reso famoso. Segue Il passeggero (2022) in una sorta di dilogia che condivide i protagonisti, i fratelli Bobby e Alicia Western. In questa puntata compare solo Alicia mentre Bobby è evocato nei discorsi della sorella. Giace infatti in coma in Italia dopo un incidente automobilistico e da lei viene ormai dato per morto.
Stella Maris è una clinica psichiatrica alla quale Alicia si presenta per farsi curare. Arriva con una busta con quarantamila dollari in contanti, ha solo vent’anni e già due ricoveri nella stessa struttura. Ciò non le ha impedito di essere dottoranda di matematica all’Università di Chicago. È visibilmente anoressica, le è stata diagnosticata una schizofrenia paranoide con ricorrenti allucinazioni visive e uditive.  La prende in cura il dottor Cohen, psichiatra esperto, con il quale allaccia una lunga schermaglia dialettica, articolata in varie sedute.
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In “Dove vola la polvere” di Nguyễn Phan Quế Mai, l’epopea degli amerasiatici

«Perché non mi hai tenuto? E perché venire a cercarmi solo adesso?». «Figlio mio, per rispondere alla tua domanda, posso raccontarti una storia?».
Tre anni dopo la pubblicazione di Quando le montagne cantano, l’autrice vietnamita porta alle stampe l’epopea degli amerasiatici, i figli della guerra in Vietnam. Anche per questo romanzo si è documentata molto nel suo Paese e negli Stati Uniti. In particolare ha approfondito l’Amerasian Homecoming Act, un atto del Congresso scritto nel 1987, confermato l’anno dopo e infine implementato nel 1989, con il quale si creava una corsia preferenziale per l’immigrazione negli USA dei bambini nati da relazioni tra militari americani e comunque personale di stanza in Vietnam e donne vietnamite. Erano tantissimi, pare decine di migliaia, in genere figli di entraineuse e prostitute, che venivano abbandonati al loro destino. Appena terminata la guerra erano nate negli USA delle organizzazioni per aiutare gli amerasiatici a ritrovare i genitori naturali, come pure nei decenni successivi alcuni veterani americani, ormai sessantenni e settantenni, sentivano la necessità di ritrovare i loro figli perduti. L’AHA del Congresso metteva ordine a queste ricerche, basate comunque su controlli severissimi. Su queste esperienze reali Nguyễn Phan QuếMai ha basato il suo romanzo di finzione.
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“Il castello degli scrittori” di Uwe Neumahr, un Press Camp per Norimberga

Per ogni idiozia che accade, la colpa non ricade solo su chi la commette, ma anche su chi non fa nulla per impedire che accada.
Erick Kästner

A seguire il processo di Norimberga a ventitré grandi criminali nazisti arrivarono da ogni parte del mondo frotte di corrispondenti, centinaia di giornalisti e anche scrittori affermati. Avrebbero avuto una finestra privilegiata sugli avvenimenti del più grande processo penale militare della storia ma nel contempo costituivano un evidente problema logistico. Occorreva infatti una struttura grande abbastanza per poterli ospitare tutti allo stesso livello senza privilegiare gli uni o gli altri. La soluzione arrivò con la confisca di un grande castello nei pressi di Stein. Era stato costruito come una grande fortezza medievale e apparteneva alla famiglia di produttori di matite Faber-Castell. Nel corso della guerra era servito come presidio militare e postazione antiaerea. Continua a leggere

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“Riusciranno i nostri eroi a ritrovare l’amico…” , Manzini rifà il verso a Scola, Schiavone come Sordi

Ma il gps di bordo con tanto di cartina segnalava che l’aeroplanino in rotta verso Buenos Aires non aveva ancora superato quel corpaccione immenso dell’Africa per gettarsi nell’Oceano Atlantico.
Prima o poi Manzini doveva svelarci cosa era successo a Seba che se n’era andato da qualche parte nel mondo dopo aver tradito gli amici, in particolare Rocco Schiavone. Se il vicequestore di Aosta ci avrebbe messo volentieri una pietra sopra, non così è per gli altri due della combriccola, Furio e Brizio, non contenti di fargliela passare liscia. Il primo è addirittura partito per conto suo alla ricerca di Seba. E ora non ha più dato notizie di sé. Dunque Manzini ha scelto questa modalità per farci conoscere la fine della storia, posto che con l’ultimo romanzo ELP, pareva già essere giunto a una conclusione della saga, presentando uno Schiavone piuttosto stanco e amareggiato dalla vita. Restava giusto da spiegare dove si era rifugiato l’amico traditore e allora ha messo i tre su un aereo e li ha mandati in giro per il mondo.
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“Il corpo della ragazza” di John Banville, Quirke indaga con Strafford

Il nuovo romanzo di John Banville inizia esattamente dove era finito il precedente, Il dubbio del killer, in cui Quirke, ora capo del Dipartimento nazionale di medicina legale di Dublino, aveva perso la moglie durante una incredibile sparatoria a San Sebastian mentre si trovavano in vacanza. Del fatto era stato protagonista l’agente Strafford della Garda, che avevamo già incontrato in Le ospiti segrete e Delitto d’inverno. Dopo quella vicenda i rapporti tra l’anatomopatologo e il poliziotto si erano alquanto incrinati. Quirke non ne sopporta l’estrazione benestante e, come tutti gli irlandesi, il fatto che un protestante inglese faccia parte della Garda Síochána, la polizia d’Irlanda. Tuttavia si trovano a collaborare, e anche a scontrarsi sul piano personale, circa l’apparente suicidio di Rosa Jacobs, giovane storica e ricercatrice al Trinity College. Di famiglia ebraica. In effetti l’autopsia effettuata da Quirke indirizza le indagini verso l’omicidio. La ragazza è stata trovata nella sua auto con i vetri sigillati in un garage con il tubo di scarico collegato all’abitacolo.
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