“Il capanno di Flipke” dieci racconti di Simenon, tra le Fiandre e la Francia

Premetto che non sono un appassionato di short stories. Preferisco i Romanzi “duri” di Simenon perché restano maggiormente impressi, tuttavia anche i racconti, di cui esiste una produzione sterminata, raggruppati e ripubblicati più volte, costituiscono una gradevole lettura. Questo volumetto, al solito pubblicato da Adelphi, contiene una raccolta di dieci racconti, di cui sette mai pubblicati in Italia, scritti in Vandea fra il 1941 e il 1945: L’avventuriero con l’ombrello, Il capanno di Flipke, La pista dell’olandese, Il marito di Mélie, Il naufragio dell’Armadio a specchio, Nicolas, A mani piene, Il lutto per Fonsine, La Signora Quattro e i suoi figli, Le signorine della Queue de Vache. Inizio da quest’ultimo racconto che mi pare una riscrittura del celebre romanzo La fattoria del Coup-de-Vague (1938). Cambia il nome della fattoria ma le inossidabili zie Hortense e Émilie sono le medesime, come pure il giovane Jean a cui è stato fatto credere di non avere i genitori mentre in realtà è figlio illegittimo di una delle due. Anche l’attività principale della famiglia è la stessa, la raccolta dei mitili in bassa marea davanti a Oleron e la loro spedizione da La Rochelle. Jean sta per sposare Marie (nel romanzo era Marthe) ma mentre in La fattoria del Coup-de-Vague il finale è tragico, qui gli sposini semplicemente si interrogano se la madre di Jean sia l’una o l’altra. La verità è che zia Hortense aveva il seno grosso, mentre zia Émilie era piatta. Perciò aveva pensato…
Nel racconto L’avventuriero con l’ombrello troviamo un bel personaggio, un giovanotto soprannominato Bob Framboise, un tiratardi figlio di papà, frequentatore assiduo dei bar sugli Champs-Élisées, di cui il padre, fabbricante di liquori, è un fornitore. A Torino lo definiremmo un blaguer. Un bel giorno sparisce da Parigi e per anni non se ne sa più nulla. Gli amici gli attribuiscono i pettegolezzi più mirabolanti, in realtà ha messo la testa a posto, si è rifugiato in Nuova Zelanda dove ha fatto fortuna con una distilleria aperta utilizzando le ricette di suo padre.
Il capanno di Flipke è di ambientazione fiamminga. A Furnes, dove una coppia gestisce un bar ritrovo di vari sfaccendati del posto, giunge inattesa una nipote di cui i proprietari ignoravano l’esistenza. La ragazza si esprime a gesti perché non parla la loro lingua ma è portatrice di regali per gli zii e soprattutto di segreti che riguardano tutto il paese.
La pista dell’olandese ci riporta al Simenon dei polizieschi. Un ispettore deve tenere d’occhio un tal Cornelius Mops che si aggira da giorni nella hall di un Grand Hôtel parigino. Per questo ottiene la collaborazione del concierge. L’individuo è molto interessato alla stanza 125 che per sua sfortuna è occupata da giorni da una matura signora. Pare che qualcuno vi abbia nascosto gioielli rubati per un valore di un milione di franchi e che non riesca più a recuperarli. Racconto divertente e dall’esito insolito.
Un brivido corre anche per Il naufragio dell’Armadio a specchio di cui a Porquerolles si raccontano diverse versioni. Ma, non potendo conoscere la pura e semplice verità che troverete qui, finiscono per crearsene altre. E con il passare del tempo le verità vanno via via moltiplicandosi. È la storia del grosso Boussus che come ogni mattina sale a bordo della sua barca – da tutti conosciuta come l’Armadio a specchio – per una battuta di pesca a bolentino. Gli fanno compagnia una bottiglia 
di vino di Porquerolles, un tozzo di pane e una scatola di sardine piccanti. Mentre pesca è visitato da un fantasma che emerge dal suo passato. Un fantasma ghignante che lo ha perseguitato per anni.
Si dice che i nostri sogni, anche i più lunghi, durino solo pochi secondi. 
E se non fosse stato un sogno? Se fosse vero?…
Mi fermo a queste considerazioni e lascio scoprire a ciascuno gli altri racconti. Il prolifico Simenon ne ha prodotti centinaia, singoli o contenuti in varie raccolte, sempre con un riconoscibilissimo marchio di fabbrica: la sua scrittura.

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