I “Cari bambini” di David Trueba sono gli elettori da abbindolare

Al mio funerale, tenete da parte la pietà per rivolgerla a chi dovrà sorreggere la mia bara, rompendosi la schiena, e che si fottano, visto che parteciperanno a questo rito infame.
David Trueba ha scritto una graffiante satira su politica e politici. È un libro del 2021, quindi abbastanza recente per contenere tutte le modalità di un clima elettorale come quello di oggi. Il romanzo ci accompagna attraverso le tre settimane finali di una campagna elettorale in cui la candidata Amelia Tomàs si propone alla presidenza della Spagna. Le è stato chiesto di candidarsi, per amor di patria, dal partito dei Corvi. Amelia è una docente universitaria sessantenne molto apprezzata ma completamente sprovveduta in fatto di politica, come lei stessa dichiara. Fa venire in mente un mancato candidato alle prossime elezioni regionali in Basilicata.
La citazione iniziale è di Basilio, il personaggio che narra in prima persona, come una lunga confessione alla candidata dopo lo spoglio delle schede elettorali. È un ex giornalista di lungo corso, attualmente senza futuro, ma con un’esperienza di giornali e tv veramente spudorata. Vanta conoscenze dappertutto e tutti in qualche modo gli devono dei favori. Dunque è la persona ideale per occuparsi dei discorsi, e non solo, della candidata. Tuttavia è una persona volgare, un crapulone sovrappeso, raggiunge i centotrenta chili e per questo è soprannominato «l’ippopotamo». Ma ad Amelia sta bene e lo ha scelto per entrare nel ristrettissimo cerchio dei suoi collaboratori. Anche lui è fuori dagli schemi partitici e deve opporsi ogni giorno alle invasioni dei vertici dei Corvi nella campagna elettorale. Insomma, fa a modo suo. Quel «cari bambini» del titolo è il suo modo di rivolgersi agli elettori. Il suo motto è “Vincere giustifica tutto. Vincere discolpa da tutto. Vincere fa dimenticare tutto.”
Arrivavamo in una città e, se era nelle nostre mani, ne elogiavamo la gestione ineccepibile. Se era nelle mani degli avversari, caricavamo a testa bassa contro il degrado e la decadenza. Proprio come si fa nella realtà.
Nel cerchio magico di Amelia sono Carlota, Tania, Albert detto Chiocciola per via della mail, Junco direttore della campagna digitale, Lautaro genio del marketing. Ogni tanto compare Candido, il segretario dei Corvi, per cercare di indirizzare la campagna a modo suo. Parte il tour elettorale che tocca tutte le principali città della Spagna. Allo scopo è stato attrezzato un pullman privato con le insegne di Amelia Tomàs. Con l’autista, Basilio si intende subito, sempre indirizzandolo nei migliori ristoranti durante le soste. Gli fa nascondere nel mezzo anche la sua scorta di alcolici, si sbronza esclusivamente in privato, volendo dare sul lavoro un’impressione di assoluta morigeratezza.
Le promesse sono il carburante di una campagna elettorale.
La prima settimana è di posizionamento, la seconda di confronti pubblici con gli altri candidati, l’ultima è una volata verso il voto. Sempre in lungo e in largo in tutta la Spagna. Basilio in ogni circostanza mostra la sua spregiudicatezza, fornisce alla candidata consigli ai limiti del lecito, escogita trappole per gli avversari, i quali non è che siano dei fulgidi esempi di correttezza. È una campagna elettorale come ce ne sono tante, né più né meno,  come quelle a cui ho partecipato anch’io. Stesse tipologie di personaggi di contorno, mestatori, consiglieri fraudolenti, sondaggisti improvvisati, seminatori di zizzanie, affaristi (pensa a quante villette a schiera si potrebbero costruire lì…).
La campagna è un viaggio divertente e molto caricaturale, mentre i sondaggi vanno su e giù come le montagne russe. Amelia parte dal terzo posto, poi sale dopo qualche iniziativa azzeccata. Quindi si tratta di tirare fuori qualche scheletro dall’armadio degli avversari e qui Basilio gioca nel suo campo. Poi c’è lo scivolone di un fuori onda televisivo in cui viene carpito un dialogo con la candidata. Il suo addetto definisce gli elettori, i giornalisti e gli esponenti del partito come una manica di imbecilli. Da quel momento le sue quotazioni precipitano. Come il cane finisce per assomigliare al padrone. O era il contrario? L’elettore finisce per essere uguale a chi vota. O era il contrario?
Insomma all’interno dello staff è una imprevedibile mina vagante, un simpatico paràculo, come si dice in spagnolo. Però si fa il tifo per Basilio affinché, malgrado la ciccia, riesca a fare sesso con Tania, la bellona del gruppo adocchiata fin dall’inizio. Ci riuscirà, ma con sorprese. Perché anche il sesso fa parte di una campagna elettorale. Tranne che per la mite candidata, di cui si dice che da quindici anni non abbia rapporti con l’attempato marito, soprannominato «la mummia» da Basilio.
“La politica è la fama alla portata dei brutti. Non te lo dimenticare. La maggior parte ci si butta per divertimento.” “per diventare famosi?” “Non sanno cantare, ballare né scrivere e nemmeno dare un calcio al pallone con una certa perizia eppure sono famosi“.
Ci si diverte con questo romanzo di David Trueba e se qualcuno è passato attraverso una campagna elettorale vera allora si può anche riconoscere in qualche funzione dello staff. Il lungo sfogo che l’autore mette in bocca a Basilio è motivato dal fatto che il ghost writer della campagna, a cose fatte, verrà scaricato dai colleghi, dal partito e dalla stessa candidata che lo aveva ingaggiato. E persino impedito a entrare nella sede del comitato in festa.
Sei scoppiata a ridere, non te l’aspettavi. Una risata tra due persone è molto più vincolante di una stretta di mano, di qualsiasi contratto scritto. Può darsi che da quella risata sia nata un’affinità.

Di David Trueba:
Aperto tutta la notte (Abierto toda la noche, 1995), Feltrinelli, 1999
Quattro amici (Cuatro amigos, 1999), Feltrinelli, 2000
Saper perdere (Saber perder, 2008), Feltrinelli, 2009
La canzone del ritorno (Tierra de campos, 2017), Feltrinelli, 2018

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