“Cafè Royal” di Marco Balzano, storie da bar al tempo della pandemia

Ecco via Marghera. Nemmeno questa strada cambia mai, sempre stretta ed elegante. Si porta il tempo con un’ironia scanzonata.
Ci sono molte mascherine e tanto disinfettante per le mani in questo libro, perché Marco Balzano lo ha ambientato durante il periodo del covid, non nel lockdown perché tutti sono liberi di muoversi però facendo ancora attenzione. Si tratta di microstorie, brevi capitoli, ciascuno su una persona, che poi si intrecciano fra loro dando vita a nuove situazioni. Così scorrono le vicende di Veronica Federico Gabriele Betti Noemi Luca  Serena Barbara Lisa Carlotta Michele Roberto Ahmed… e ancora. Come in quei film in cui la trama verte su un oggetto che passa di mano in mano, legando tra loro persone che non si conoscono. Ad esempio il film di Soldini L’aria serena dell’ovest (1990), anche qui c’è Milano,  o il capolavoro del regista franco-georgiano Otar Ioseliani I favoriti della luna (1985). Nel primo caso tutto ruotava attorno a un’agendina, nel secondo a un servizio di piatti di Sèvres.
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“I volti della guerra” di Martha Gellhorn, cinquant’anni di corrispondenze dai fronti

L’attesa è una parte importante della guerra, una parte difficile.
Libro strepitoso che ci accompagna attraverso cinquant’anni di guerre che hanno incendiato il globo.  Martha Gellhorn è stata una grande reporter di guerra, passando dalla Guerra di Spagna fino ai conflitti dell’America Centrale degli anni ’80. Giusto cinquant’anni al fronte, come recita il sottotitolo. Ha pubblicato una prima edizione di questo libro nel 1959, poi lo ha via via rieditato aggiungendo i reportage successivi dai vari fronti di guerra nel mondo. Questa è l’edizione definitiva pubblicata nel 1993 (la giornalista è deceduta a Londra nel 1998 a novant’anni) poi tradotta da il Saggiatore nel 2009. Ha lasciato una ventina di libri, quasi nulla è disponibile in italiano. Di lei si è occupata Lilli Gruber nel volume La guerra dentro (2021), mettendo in evidenza il fatto che è stata la terza moglie di Ernest Hemingway, come pure il film Hemingway & Gellhorn (2012) di Philip Kaufman che aveva protagonisti Nicole Kidman e Clive Owen nei ruoli di Martha e Hemingway. La pellicola mette al centro i conflitti professionali tra gli allora coniugi all’epoca della Guerra di Spagna. Dello scrittore premio Nobel del 1954 invece nel libro di Gellhorn non c’è proprio traccia.
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“Delitto impunito” di Georges Simenon, ma il castigo arriva comunque

Da quando era arrivato, la vita nella casa non era più la stessa, Élie aveva perso la propria tranquillità e vagava come un gatto che non trova più il suo angolino familiare.
Élie è un ragazzo lituano che ha lasciato Vilnius per approdare a Liegi per un dottorato in matematica. Nella pensione di madame Lange ha trovato il suo bozzolo e vi si è adagiato. È poverissimo e occupa da tre anni la stanza meno cara, fredda e senza riscaldamento. Mangia pochissimo e come altri pensionanti porta ogni sera la sua misera scatola di cibo per mangiare in sala da pranzo. Non ha amici, esce poco se non per andare all’università, è attratto da Louise, la figlia della proprietaria, ma non osa dichiararsi. Lo immaginiamo timido e insignificante. Le cose cambiano con l’arrivo dalla Romania di un altro studente, Michel, iscritto a ingegneria mineraria. Figlio di gente benestante, va a occupare la stanza più bella e costosa della pensione. Madame Lange sembra privilegiarlo in ogni cosa, è l’unico che può permettersi la pensione completa. Esce ogni sera per ricongiungersi con altri immigrati connazionali in un bar di Liegi e fa le ore piccole.  Continua a leggere

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“La donna del faro” di Ragnar Jónasson, nuovo mistero tra i fiordi

Ásta non aveva mai pensato di tornare nei luoghi della sua infanzia, e invece eccola lì, con il suo bagaglio di segreti sepolti, dove si era trovata tanto tempo fa, quando aveva visto qualcosa che non avrebbe dovuto vedere.
È la quarta puntata della serie Misteri d’Islanda. Per quanto mi riguarda la trovo appassionante e in linea con i migliori polizieschi nordici. Ari Þór è un gran bel personaggio, un poliziotto integerrimo, intelligente, un po’ chiuso ma è la geografia che lo ha fatto così. Non ha vizi né scheletri nell’armadio, a differenza dei suoi colleghi di altre latitudini. In precedenza lo abbiamo trovato in L’angelo di neve (2018), I giorni del vulcano (2019), Fuori dal mondo (2020). Per ora le puntate della saga sono sei, tutte edite da Marsilio. L’ambientazione è sempre Siglufjörður nel Nord dell’Islanda. A buon diritto Ragnar Jónasson mi pare abbia preso il testimone da Arnaldur Indriðason che ha ormai abbandonato il commissario Erlendur Sveinsson.
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“Memoria del male, tentazione del bene” di Tzvetan Todorov, inchiesta sul secolo del male

La storia del XX secolo in Europa è indissociabile da quella del totalitarismo. Lo stato totalitario inaugurale, la Russia sovietica, è nato durante la prima guerra mondiale e ne porta l’impronta; la Germania nazista seguirà poco dopo.
Nell’anno 2000, alle soglie del nuovo millennio, lo scrittore, saggista e filosofo francese di origine bulgara, Tzvetan Todorov, si è interrogato sulla eredità lasciata dal ‘900, che ha fatto intravvedere gli aspetti peggiori dell’uomo (la memoria del male), pur avendo infine visto imporsi la democrazia su larga scala (la tentazione del bene). Per iniziare questa disamina restringe il campo temporale, prendendo in considerazione gli anni dal 1917 al 1991, superfluo spiegare che si tratta delle date della Rivoluzione d’ottobre e del definitivo disfacimento dell’URSS. Perché di Russia e di comunismo, e non solo, si parla molto in questo libro.
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“L’ultima cosa bella sulla faccia della terra” di Michael Bible, nell’America del terzo millennio

Se Adelphi avesse tradotto letteralmente il titolo del romanzo di Bible, The Ancient Hours, con Le ore antiche, probabilmente non se lo sarebbe filato nessuno. Invece vedere nelle vetrine delle librerie un libro intitolato L’ultima cosa bella sulla faccia della terra è stato maledettamente intrigante. Così è accaduto a  me e forse a molti altri lettori. Romanzo bello, ma titolo fuorviante. A meno che si riferisca ai sogni e alle ultime cose osservate dal protagonista Iggy dalla sua cella nel braccio della morte prima dell’iniezione letale a cura dello Stato. Sogno gladioli alti come spade nelle vetrine dei negozi. Soprattutto però sogno di camminare sotto il sole. Nell’aria luminosa e tersa. Guardare le foglie che cadono dalla finestra-pertugio della cella o inventarsi delle costellazioni osservando le stelle.
Strafatto di pasticche, alcol ed eroina, Iggy aveva tentato un suicidio spettacolare durante una funzione nella chiesa battista di Harmony, una cittadina del Sud degli Stati Uniti. Continua a leggere

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“L’altro nome. Settologia. Vol. 1-2” l’illeggibile romanzo di Jon Fosse

mi avvio verso l’ascensore e in ascensore mi faccio il segno della croce, lo faccio tutte le mattine, o faccio soltanto il segno della croce o faccio il segno della croce e dico il Pater Noster e rifaccio segno della croce
Gli scrittori che hanno avuto il Premio Nobel per la Letteratura mi intrigano, almeno a posteriori, soprattutto quando non ho mai letto nulla di loro. Ho cercato qualcosa di Jon Fosse, premiato nel 2023, e sono giunto a questo libro del 2019, tradotto da La Nave di Teseo nel 2021, quindi in tempi non sospetti. Ma poi che male c’è nel cavalcare le opere di uno scrittore vincitore, le case editrici esistono apposta. Dunque, ho preso in mano L’altro nome che ha pure quel sottotitolo enigmatico. Cerco sempre di andare fino in fondo ai libri che non mi piacciono, non seguo la scuola di Pennac che afferma di doverli abbandonare. Con Jon Fosse mi sono spinto abbastanza dentro la sua scrittura e più volte ho avuto la tentazione di abbandonarlo.  Continua a leggere

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“Il rumore del tempo” di Julian Barnes, Dmitrij Šostakovič e il Potere

Nei tempi andati, un figlio poteva trovarsi a pagare le colpe del padre, o della madre in effetti. Al giorno d’oggi, nella società più progredita del pianeta, erano i genitori a poter pagare le colpe di un figlio, insieme a zie, zii, cugini, suoceri e cognati, colleghi, amici e perfino l’uomo che distrattamente ti rivolgeva un sorriso uscendo dall’ascensore alle tre del mattino.
Era il 26 gennaio 1936 quando al teatro Bol’soj venne eseguita l’opera Lady Macbeth del distretto di Mcensk ispirata a un romanzo breve di Nikolaj Leskov. L’opera di Dmitrij Dmitrievič Šostakovič era già nota e rappresentata in tutto il mondo, da Cleveland a New York, dall’Argentina alla Svezia. Ma quella sera Stalin volle assistere alla rappresentazione. Se ne andò infuriato dopo il terzo atto bollando come caos la musica che aveva ascoltato. Due giorni dopo la Pravda in terza pagina la definiva come inquieta e nevrastenica e Šostakovič come nemico del popolo. Era iniziato lo stigma politico nei confronti del grande compositore. Continua a leggere

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“La spiaggia d’oro” di Raffaello Brignetti, l’ermetico romanzo premio Strega 1971

In genere non amo molto i premi letterari. Quando ho scoperto l’esistenza del Premio Elba ho dato una scorsa all’albo d’oro e ho visto autori di grande rispetto. Non ne sapevo nulla fino a quando è mancato Ernesto Ferrero, grande amico dell’Elba e di Napoleone, nonché ultimo presidente del premio letterario. Dal 1984 al nome Elba è affiancato quello di Raffaello Brignetti (Isola del Giglio 1921 – Roma 1978), autore oggi un po’ dimenticato. Nel 1967 vinse il Premio Viareggio con Il gabbiano azzurro, nel 1971 il Premio Strega con La spiaggia d’oro. Come si capirà dai titoli c’è molto mare nelle sue opere. D’altra parte era nato al Giglio ed è vissuto molto all’Isola d’Elba. In particolare è stato segnato da un’infanzia trascorsa in un faro di cui suo padre era il custode. Brignetti è stato giornalista e collaboratore di varie testate fino al 1961, quando ebbe un incidente stradale che lo rese paralizzato. Con il ritorno all’Elba, con base a Marciana Marina, iniziò la sua carriera letteraria.
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