“Le strade di polvere” di Rosetta Loy, ritratto di famiglia nel Monferrato dell’800

Cui Franseis suma nent se che peu sucedi
Con questo libro Rosetta Loy ha vinto il Premio Campiello nel 1988. La storia narrata è ambientata a partire da 150 anni prima. Le strade di polvere è un bel romanzo di ambientazione storica. Rosetta Loy, nata Provera, una vita condotta tutta a Roma, aveva ascendenze monferrine per parte di padre. È lì che si svolge il romanzo, epicentro un villaggio contadino tra Moncalvo e Lu Monferrato. Non avevo mai letto nulla di suo, poi mi sono imbattuto in La parola ebreo (1997) in cui ha cercato di giustificare la sua famiglia, ricca e cattolica, per la mancata presa di posizione all’epoca delle leggi razziali. Buon libro anche quello e ora sono passato a Le strade di polvere che pare essere stata la sua opera più importante. Rosetta Loy è mancata a novantun anni a ottobre 2022. Le vicende coprono un arco di settant’anni anni, dal 1790 circa fino al 1860, da Napoleone a Vittorio Emanuele II, ovvero tre generazioni di una famiglia di contadini benestanti, nella casa costruita dal capostipite, chiamato il Gran Mastèn. La cosa importante da notare è la diffusione dei soprannomi in quel periodo, proprio come avveniva o avviene ancora nei paesi. A volte i soprannomi si tramandano e diventano veri e propri cognomi all’anagrafe. Così è per i figli del Gran Mastèn, Pietro e Giuseppe, detti Pidrèn e poi Sacarlott e il Giai. Mentre scrivo questo voglio sottolineare nella scrittura di Loy l’abbondante uso di espressioni dialettali piemontesi, anzi proprio monferrine (andumma a drommi, ven chi sutta, ina na furmíja nera andrenta ina nöcc nera ansümma ina preia nera…), non disturbante e forse piacevole per chi ne ha dimestichezza.
Dunque, di Gran Mastèn non si conoscono le generalità perché sono bruciate nei registri parrocchiali. Pietro e Giuseppe portano avanti le attività di famiglia, terre e bestiame. Poi decidono di sposare due sorelle di Moncalvo, Maria e Matelda. Entrambi vorrebbero Maria che però sceglie Giuseppe. Pietro allora si arruola nelle truppe di Napoleone e di lui non si avranno notizie per tanti anni. Senonché Giuseppe è un essere svagato e contemplativo, poco portato al lavoro della campagna che invece è condotta dalle due sorelle. Si ammala a viene curato da Matelda, ora chiamata Fantina, con la quale ha scoperto un afflato naturale. In punto di morte lascia a lei il suo adorato violino. La vedova Maria sposerà poi Pietro, ora Sacarlott, tornato dalle sue peregrinazioni guerresche. Faranno cinque figli, di cui il romanzo segue tutte le vicende. In particolare la vita di Louis-Charles detto Luìs, che si sposerà due volte e avrà in tutto sei figli, e di Gavriel, scapolone impenitente. Li ritroviamo alla fine del libro vecchi e soli, quando tutti gli eventi familiari si saranno placati, nascite, morti, amori, fortune, disillusioni, la grande casa svuotata.
Si racconta che Luìs e Gavriel rimasti soli non parlassero mai. Sedevano di fronte al fuoco, vecchi e asciutti, chiusi in un cerchio invalicabile di silenzio. Il tramestio dei topi sempre più numerosi, il rumore della pioggia e dei tuoni o lo sbattere di una farfalla  notturna ai vetri, annegavano al di là di quel silenzio senza superare mai il limite di guardia.
Detta così sembra una saga familiare come ce ne sono tante in letteratura. Il valore aggiunto è il Piemonte in un pezzo di storia d’Italia fondamentale. Ci sono tutti gli sconvolgimenti politici e sociali fino a metà Ottocento e ancora i prodromi di ciò che succederà in seguito. C’è la vita e ci sono i riti della campagna, le annate buone e fortunate che si alternano ai periodi di siccità e alle alluvioni, ci sono anche le epidemie. Tutto come è ancora oggi, si direbbe.
E una miriade di personaggi: soldati francesi, venditori di rumenta, perdigiorno, prevosti e fantesche. Spiccano le figure femminili, Bastianina che diventerà Suor Gertrude Rosalia detta Magna Munja, Rosetta dai capelli rossi figlia di un fabbro anarchico, Teresina dei Maturlin, bionda come l’oro, che sposa Luìs, ma muore al primo parto, l’Antonia di stirpe nobile seconda moglie di Luìs, e poi la Luison, la Limasa, la piccola Pia detta Piulott.
Iün suturn cul Pidrèn, ina testa mata, al’a nent auri pialu cula meraveiia adlà Matelda che alà ricama con la Madona ai péei, al’a preferì andà con cul sarvajun ad Bonparti...

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