“La banda dei carusi” di Cristina Cassar Scalia, aspettando la fiction

Nei polizieschi seriali non tutti i romanzi sono allo stesso livello, ci sono alti e bassi. L’ultimo volume della Cassar Scalia è decisamente un ‘alto’, per gli argomenti che tocca, per l’ambientazione insolita. Che è una comunità di ‘carusi’ raccolti attorno a don Rosario, un prete di frontiera nel difficile quartiere di San Cristoforo, come probabilmente ce ne sono molti in Italia. Apostoli che strappano ragazzi al reclutamento mafioso, raccolgono giovani drogati e ancora allontanano dal marciapiede ragazze difficili. Don Rosario è benvoluto dai suoi carusi, aiutato da alcuni volontari adulti, guardato con affetto dalle stesse forze dell’ordine.
Quando in Sicilia viene trovato un morto ammazzato, subito si pensa a un delitto di mafia e, in seconda battuta, a questioni di corna. In questo caso, visto che la vittima è un ragazzo della comunità, la prima soluzione è la più avvalorata. Il cadavere di Thomas Ruscica, ucciso con un colpo di rastrello alla testa, è stato trovato di mattina presto dentro un capanno della Playa, l’unica spiaggia sabbiosa di Catania. Lì svolgeva uno dei suoi tanti lavori che lo tenevano impegnato per non ricadere nelle storie di droga. La sua famiglia, un cognome pesante a Catania, lo aveva ripudiato per il suo impegno con il prete di cui era diventato uno dei collaboratori più stretti. Quindi, la pista mafiosa era la più probabile, ma le modalità dell’omicidio e le tracce lasciate sul posto facevano pensare anche a qualcos’altro.
Quello era un periodo in cui c’era poco da fare alla Squadra Omicidi, tanto che gli uomini del vicequestore Vanina Guarrasi passavano le ore a girarsi i pollici.
Cosa da sbattersi la testa muri muri, per una come lei che nel duro lavoro trovava la sua unica fonte di serenità.
Il nuovo caso rimetteva tutti in campo. Vanina temeva, per i propri trascorsi palermitani, di doversi confrontare nuovamente con la criminalità organizzata. Tuttavia la pista del delitto passionale non era ancora da scartare. Era evidente però che gli indizi erano confusi, si mescolavano, sovrapponevano, si elidevano. Oltre al lavoro della sua squadra – il vice Spanò, l’immarcescibile commissario in pensione Biagio Patanè, la Bonazzoli, Lo Faro, Fragapane, Ristuccia – e le considerazioni del suo capo Tito Macchia e del vicequestore Giustolisi a capo della Sco, la Guarrasi deve ricorrere agli intraprendenti carusi di don Rosario.
– Una congrega sono, ‘sti carusi, – commentò il vicequestore Giustolisi.
Vanina dissentì. – Io direi più una banda –.
Il corpo di Thomas è stato rinvenuto dalla fidanzata Emanuela Greco, figlia di un noto avvocato catanese. La sua presenza sulla scena del delitto avvalora l’ipotesi di un suo coinvolgimento. Tocca proprio ai carusi trovare gli indizi per scagionare la loro coetanea e portare gli inquirenti in un’altra direzione. Ancora una volta mafia e corna si contrappongono. Mi viene in mente il bel film di Truffaut del 1970, parte della saga di Antoine Doinel, pedestremente titolato in Italia Non drammatizziamo… è solo questione di corna. Qui le corna, vere o presunte ci sono, e il dramma purtroppo anche.
A rappresentare la banda dei carusi, qualcosa di più di una semplice portavoce, è una leggiadra ragazza, Chanel. Già solo il nome la distingue e la eleva sopra la massa dei coetanei, ancora più se si pensa che è una appassionata lettrice di testi giudiziari. Vorrebbe iscriversi all’università e diventare poliziotta, se solo avesse i mezzi per studiare. Intanto le sue intuizioni, femminili e non solo, ne fanno una investigatrice aggiunta alla squadra di Vanina Guarrasi. C’è da scommettere che Cassar Scalia la infilerà stabilmente nei prossimi romanzi.
Il contesto catanese è quello di sempre: Vanina e i suoi amici, i famigliari, il magistrato ex compagno di vita, qualche spasimante tenuto a distanza, l’inarrivabile vicina di casa che la sostiene anche troppo con i manicaretti di cui è ghiotta e che si riflettono inevitabilmente sulla sua forma fisica. Vanina s’era fatta la scalinata del Palazzo di Giustizia a una velocità che di norma sarebbe stata incompatibile con la sua resistenza fisica da rigorosa sedentaria, e alla stessa velocità aveva attraversato due corridoi, salito due rampe di scale e raggiunto l’ufficio della Recupero. Davanti alla porta aveva ceduto e s’era schiantata su una panca...
Mi pare che il dialetto siciliano sia molto più presente in questo romanzo della scrittrice oftalmologa di Noto rispetto alle prime puntate della saga. Sembra più disinvolta e non tema il confronto con Camilleri, di cui rimane la principale erede.
Frattanto attendiamo con trepidazione l’arrivo della fiction Mediaset Vanina Guarrasi, quattro puntate da 100 minuti. Questione di poche settimane o mesi.

Sabbia nera, Einaudi 2018
La logica della lampara, Einaudi 2019
La Salita dei Saponari, Einaudi 2020
L’uomo del porto, Einaudi 2021
Il talento del cappellano, Einaudi 2021
La carrozza della Santa, Einaudi 2022
Il Re del gelato, Einaudi 2023 

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