Ho letto “Il malinteso” di Irène Némirovsky

…in piena fin de siècle, epoca d’oro in cui a Parigi c’erano ancora persone che potevano permettersi di non far niente, in cui si assecondava il capriccio con applicazione e il vizio con orgoglio, in cui per la maggior parte degli esseri umani la vita scorreva placida e incanalata come un ruscello del quale già alla sorgente è possibile intuire che avrà un corso tranquillo e una lunghezza più o meno prevedibile.
E’ il primo romanzo della Némirovsky, scritto quando la scrittrice era appena ventitreenne. Il giovane Yves è in vacanza a Hendaye, ultimo paese sulla costa basca francese prima del confine con la Spagna. Reduce della Prima guerra mondiale in Belgio, dove era stato ferito, è un modesto impiegato ma con un po’ di economie riesce a permettersi una volta l’anno una vacanza sopra le righe (…..uno stile di vita in cui il superfluo aveva la meglio del necessario), in virtù di un passato benestante, quando era bambino, prima dei rovesci economici della sua famiglia. E’ anche un discreto dongiovanni tanto che cambiava spesso donna – a suo giudizio, infatti, solo il primo bacio valeva qualcosa – e praticava a meraviglia quell’arte prettamente moderna che consiste nel ‘piantare le donne’, delle quali sapeva sbarazzarsi con eleganza.
Nel corso della sua vacanza solitaria si imbatte in spiaggia in Denise, una giovane signora, lasciata spesso sola in albergo con la figlioletta France dal marito, importante uomo d’affari.
Così com’era in quel momento, bruna e rosea, con un costume da bagno la cui stoffa leggera lasciava indovinare ogni curva del suo corpo, quella giovane donna apparteneva un po’ anche a lui, uno sconosciuto, al quale si mostrava nuda come a un amante.
In breve, tra i due sboccia l’amore, che continua al ritorno a casa dopo la vacanza, tanto più dopo che Yves ha scoperto che il marito della signora era suo vicino di letto durante la degenza in ospedale in Belgio, la qual cosa gli permette di frequentare liberamente la loro casa. A Parigi tuttavia la differenza di status sociale tra i due amanti diventa evidente e Yves, sempre in bolletta, ne soffre. Denise, ricca e volubile, assoluta padrona del proprio tempo libero e continuamente alla ricerca della felicità, cerca di supplire con la passione al progressivo e orgoglioso distacco di Yves.
Ma lui non capiva quel bisogno tutto femminile di sicurezza, quel desiderio ossessivo di averlo accanto e quella specie di paura di perderlo, come se, a parte lui, non esistesse nient’altro al mondo.
Niente da fare, Yves si rinchiude ancor più in se stesso, incapace di assaporare a fondo l’amore né di approfittare delle profferte economiche di Madame: “Con lei bisognerebbe essere psicologicamente sempre in smoking. E io, ahimè, non posso permettermelo…”
Gli incontri clandestini, alle spalle dell’inconsapevole marito, si fanno sempre più radi e alla scadenza di un anno dall’inizio della storia, grazie ad un malinteso che lascio scoprire al lettore, la relazione ha termine.
Con un lieve rimpianto da parte di Yves: …..Era in momenti come quelli che capiva con chiarezza perché ci si sposa: per avere una presenza accanto, un fruscio di gonne intorno, qualcuno a cui raccontare cose insignificanti, qualcuno con cui prendersela senza motivo quando si è di malumore, qualcuno che c’è anche se si sta in silenzio.
Con la grande disperazione di Denise che non aveva ancora capito dove stava di casa la felicità: …Come una bambina alle prese con un problema che non capisce, si limitava a ripetere incessantemente: “Ecco, è finita…Io non lo sapevo che era quella la felicità, la felicità….E ora è finita….” Lettura per chi apprezza le relazioni tormentate e materiale da farci un film.
….nell’aria percepì di nuovo il profumo di cannella e di aranci in fiore portato dal vento andaluso. …tramonti brevi seguiti da notti spagnole che spingevano verso il mare tutti i profumi dell’Andalusia….Mi domando se è un veniale errore, una piccola licenza letteraria o se effettivamente, per qualche misterioso canale, i profumi dall’Andalusia attraversano la Spagna e giungono ai Paesi Baschi.
Irène Némirovsky è stata un grande personaggio, con un talento naturale per la scrittura. Ha lasciato decine di romanzi e racconti, alcuni dei quali pubblicati postumi. La sua stessa vita, conclusa drammaticamente ad Auschwitz, è stata un grande romanzo.

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