Ho visto “The Water Diviner” di Russell Crowe

La prima guerra mondiale vista dal fronte dei Dardanelli, nella sanguinosa battaglia di Gallipoli combattuta tra l’ANZAC, acronimo di Australian and New Zealand Army Corps, a fianco dei britannici e i turchi. E’ una pagina di storia già raccontata al cinema dal bellissimo film australiano Gallipoli – Gli anni spezzati (1981) di Peter Weir, con un giovanissimo Mel Gibson, che i più attenti cinefili certamente ricorderanno. The Water Diviner segna il debutto alla regia di Russell Crowe che è anche interprete del personaggio principale, Joshua Connor. Costui è un agricoltore e allevatore australiano che ha avuto tre figli arruolati giovanissimi e tutti morti in battaglia a Gallipoli nello stesso giorno. E’ il 1919 e a ostilità concluse la zona vede le truppe britanniche impegnate nel recupero delle salme dei soldati frettolosamente interrate durante il conflitto. E’ un lavoro lungo e meticoloso in quanto solo gli australiani caduti sono stati quasi trentamila (170 mila le perdite complessive degli alleati). Dopo il suicidio della moglie che non si è più ripresa dalla morte dei figli, Connor decide di partire per Gallipoli alla ricerca delle loro spoglie con l’intento di inumarle in patria in terra consacrata. Preso alloggio in un piccolo albergo a carattere familiare, inizia un pellegrinaggio mesto e caparbio, tra mille difficoltà burocratiche frapposte dallo stesso esercito australiano e dagli inglesi che governano la zona. Molto più sensibile a prestargli aiuto è Hasan un maggiore delle truppe turche che verosimilmente ha combattuto contro i suoi figli. Joshua Connor è un water diviner, un rabdomante (all’inizio del film lo vediamo scovare l’acqua in pieno deserto australiano), convinto che la capacità di “ascoltare” la terra lo possa aiutare a rintracciare il luogo dove sono sepolti i figli. La ricerca di Joshua è alternata a insistite immagini della guerra realisticamente presentata (ogni tanto occorre distogliere gli occhi, ad esempio di fronte alla straziante agonia dei tre fratelli feriti) e a diversi flashback che lo riportano alla vita felice quando la famiglia era al completo. Intenso è il suo sforzo di capire la cultura di quel paese apparentemente tanto diverso dal suo ma che alla fine gli dischiude le porte a una nuova vita.
A Russell Crowe i panni del dolente contadino australiano stanno un po’ stretti e allora ogni tanto fuoriesce la sua esuberanza di interprete di film d’azione. Come regista la prova è ampiamente superata. Gli è accanto l’attrice ucraina (dire che è splendida sarebbe riduttivo) Olga Kurylenko che interpreta l’albergatrice Ayshe, vedova di guerra con a carico un figlioletto dalla furbizia levantina. Gran film!
Dunque ancora un film sulla prima guerra mondiale. Ne usciranno altri, insieme a tanti libri, per un centenario continuo, destinato a durare fino al 2018.

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