Ho visto “Land of Mine – Sotto la sabbia” di Martin Zandvliet

E’ una storia che ha dell’incredibile ed è figlia del clima poco conciliante tra i popoli che ha fatto seguito alla fine del secondo conflitto mondiale. Prevedendo un’invasione imminente degli alleati ma non sapendo su quali coste sarebbe avvenuta, i tedeschi avevano provveduto a minare massicciamente le spiagge della Danimarca, concentrandosi però con le truppe a presidiare le coste francesi dove effettivamente lo sbarco è avvenuto. A fine conflitto le coste danesi presentavano lo spettacolo atroce di due milioni di mine di diverso tipo nascoste sotto la sabbia in un’area molto vasta.
Chi meglio dei prigionieri tedeschi poteva quindi provvedere allo sminamento e alla messa in sicurezza di quei luoghi? Quasi una nemesi storica se fossero saltati in aria durante questa incombenza. E in effetti così fu, perché tra le migliaia di soldati tedeschi impiegati in questa incombenza – con la promessa di un successivo ritorno a casa – più della metà cadde in quel modo. Erano per lo più ragazzi, quelli arruolati nelle ultime settimane di guerra in difesa del Reich ormai vacillante. Dai militari danesi vennero trattati brutalmente per un malinteso senso di giustizia, ritenuti responsabili solo in quanto tedeschi per la posa di quelle mine.
Il film di Martin Zandvliet si ispira a quei fatti realmente accaduti per raccontare di un drappello di quattordici ragazzi obbligati a sminare una bella fetta di spiaggia e sottoposti alle angherie degli ufficiali e sottufficiali danesi, a prescindere da qualsiasi convenzione di Ginevra sul trattamento dei prigionieri di guerra.
Freddo e disumano, il sergente maggiore Rasmussen sovrintende alle operazioni effettuate da quei ragazzi che, a dispetto della privazione di cibo e della scarsità d’igiene in cui sono tenuti, ce la mettono tutta e fanno un buon lavoro, anche se qualcuno ci lascia la pelle ogni tanto per la crudele malizia con cui i loro connazionali avevano sistemato alcuni ordigni. Nessuno di loro era artificiere, nessuno di loro aveva ricevuto una preparazione adeguata per quel lavoro. Non ci mette molto però Rasmussen a mutare atteggiamento nei confronti degli sminatori, non ammettendo tuttavia neanche a se stesso di essersi loro affezionato. Restano in mente le loro facce imberbi, sporche di sabbia e rigate da lacrime e sudore, mentre strisciano sulla spiaggia immergendo dei teneri bastoncini fino a incontrare qualcosa di duro sotto la sabbia. Le loro espressioni di paura paralizzante contrastano con la bellezza dei luoghi. Tra Sebastian, Helmut, i gemelli Ernst e Werner, Manfred, Rodolf, Wilhelm resteranno in pochi, aiutati nel finale proprio da quel Rasmussen che pareva tanto cinico. E’ un bel film che fa capire come la guerra sia continuata nell’animo di molti anche dopo la sua conclusione. Raccontato senza retorica. Bravi tutti i ragazzi interpreti, ottima la performance del danese Roland Greisen Møller.

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