Ho letto “Il fantasma esce di scena” di Philip Roth

Il fantasma è l’alter ego di Philip Roth, lo scrittore Nathan Zuckerman che ritorna a New York dopo undici anni di esilio volontario in montagna. Personaggio già protagonista di una lunga serie di romanzi di Roth, Zuckerman è ora un settantunenne alle prese con i problemi dell’età, la vecchiaia, la malattia, la solitudine, il bilancio dell’esistenza quando “sono finiti i giorni vanagloriosi dell’autoaffermazione” e “delle cose che non si hanno si fa a meno”. Alcune riflessioni sono memorabili: “Perché corteggiare l’imprevisto, perché cercare più sorprese di quante me ne avrebbe sicuramente riservato la vecchiaia senza alcuna sollecitazione da parte mia?” oppure “……finché non venni in contatto per un’ora con una bella trentenne dall’aria languida, privilegiata, intelligente e spigliata, resa vulnerabile e seducente dalle sue paure, e provai l’amara impotenza di un vecchio schernito che moriva dalla voglia di essere ancora integro”.
Come colonna sonora durante alcuni momenti della lettura mi sono scelto Alice, uno degli album più belli di Tom Waits (2002), che si conclude con le note di Fawn, dolce e struggente brano strumentale, particolarmente adatto all’atmosfera creata dallo scrittore.

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