Ho letto “Gli studenti di storia” di Alan Bennett

“Leggendo, i momenti più belli sono quelli in cui incontriamo un’idea, un’emozione, una visione del mondo che credevamo speciale, privata, tutta nostra.”
Il testo teatrale di Alan Bennett, scritto nel 2004 e ora proposto da Adelphi, è stato molto rappresentato (e acclamato) innumerevoli volte e dalla fine del 2010 lo è anche in Italia, grazie al Teatro dell’Elfo di Elio De Capitani e Ferdinando Bruni. L’allestimento italiano è tuttora in tournée e dal 27 marzo sarà alle Fonderie Limone di Moncalieri per la stagione del Teatro Stabile di Torino.
Con questo libro ho sperimentato una sorta di lettura ‘multitasking’: occorre munirsi di un aggeggio in grado di andare in rete e poi fermarsi ad ogni stimolo che la scrittura di Alan Bennett fornisce e approfondirlo. Si passa così dal cinema alla musica, dalla politica alla televisione, dalla poesia alla religione, per non dire della storia che è l’argomento sul quale gli studenti protagonisti della pièce sono chiamati a riflettere. Si tratta di otto ragazzi alle prese con un corso di preparazione per l’ammissione a Oxford e Cambridge o, se va male, a qualche altra meno prestigiosa università inglese. Sono seguiti da una insegnante e due professori, uno maturo e prossimo alla pensione e l’altro novizio, e controllati a vista dal preside.
TIMMS: Professore lo sa che scrive da cani? Non riesco a leggere.
IRWIN: Hai un problema di vista, e sappiamo bene qual è la causa.
TIMMS: Professore! Starà mica alludendo ai leggendari pericoli del fai-da-te?
IRWIN: Forse. Ma poteva essere solo una battuta.

I due professori, Hector e Irwin, hanno approcci culturali e metodi di insegnamento diametralmente opposti e i ragazzacci – a tratti acuti, impertinenti e cinici, a volte indifesi e del tutto impreparati alla vita – ne approfittano per metterli in difficoltà. Molto più spesso però si beccano tra di loro.
SCRIPPS: Be’, ci sono le cose che non devi fare.
DAKIN: Cioè non ti fai le seghe? Oh, Gesù. Sei fritto.
SCRIPPS: Non è mica per sempre.
DAKIN: Ah no? Allora avvisami quando sarà il gran giorno, così starò alla larga.
SCRIPPS: Io penso di dover andare fino in fondo a questa mia cotta per Dio.

L’impudente Dakin sembra essere il più apprezzato, sia dai compagni, in particolare dallo ‘sfortunato’ Posner, piccolo, ebreo e gay, sia dagli insegnanti.
HECTOR: Dakin è un bel ragazzo, anche se un po’ malinconico.
PROF. LINTOTT: Hector, per te sono sempre malinconici. Io, invece, lo definirei ficacentrico, semmai.

Il quale Hector, regolarmente sposato ma dalle inequivocabili tendenze, ha preso l’abitudine di accompagnare in moto a casa a turno i suoi studenti dopo le lezioni. Tutti con il dovuto casco, ovviamente! I ragazzi tentano di sottrarsi, ma poi ci fanno l’abitudine e si adeguano, con le dovute precauzioni.
HECTOR: Non è successo niente.
PRESIDE: La mano sui genitali di un ragazzo a ottanta all’ora lei lo chiama “niente”?
HECTOR: La trasmissione del sapere è di per sé un atto erotico. Nel Rinascimento….
PRESIDE: Chi se ne fotte del Rinascimento! Chi se ne fotte della letteratura, di Platone, di Michelangelo, di Oscar Wilde e di tutte le vostre solite mammole! Qui siamo in una scuola, e non è normale.

Il povero professore rischia di lasciarci il posto anzitempo e il preside, capita l’antifona, gli affianca l’altro insegnante.
In un ‘flashforward’ di cinque anni, nel secondo atto, scopriamo Hector morto e Irwin, costretto su una sedia a rotelle, diventato importante divulgatore televisivo di storia.
UOMO: Non mi ricordo che cosa vuol dire istrionico.
IRWIN: Enfatico, plateale. Da gigione.
UOMO: Lei era un ottimo insegnante, però.
IRWIN: Gli istrioni lo sono spesso. Specie in televisione. La sedia a rotelle aiuta, è chiaro. Per la gente, ‘disabile’ e ‘sincero’ vanno mano nella mano.

Come dicevo all’inizio, il corrosivo e divertente Bennett, regala una serie infinita di spunti che meritano un approfondimento. La mia copia del libretto rosa si è riempita di annotazioni a matita. Ho scoperto che cosa erano i “Carry On” (film parodistici inglesi prodotti a basso costo tra il 1958 e il 1992). Chi era Gracie Fields (cantante e attrice dalla storia davvero interessante). Cosa è avvenuto nella battaglia di Passchendaele (1917), cosa ha scritto la poetessa Stevie Smith (“Not Waving But Drowning”), riascoltare “It’s a Sin” dei Pet Shop Boys e via dicendo. Ma per tutte le citazioni, di poesie ad esempio, per cui è più difficile risalire alla fonte, soccorre una bella scheda della Compagnia dell’Elfo, prodotta per lo spettacolo che adesso sono curioso di andare e vedere.
“Su ciò di cui non si può parlare, si deve tacere”.

…i poeti, i versi, i film, le musiche, le citazioni…..
http://www.elfo.org/materiali/programmisala/20102011/thehistoryboys2010.pdf

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