Ho visto “Bel Ami – Storia di un seduttore”

Sono passati quarant’anni da quando ho letto “Bel Ami”. Erano gli anni del servizio militare, leggevo molto e mi facevo le basi sui classici delle varie letterature. Se il romanzo di Guy de Maupassant era stata una lettura affascinante, non altrettanto posso dire della versione cinematografica realizzata dagli esordienti Declan Donnellan e Nick Ormerod (ennesima trasposizione tra cinema e tv) che, per quanto estremamente fedele al testo, ho trovato alquanto noiosa.
Georges Duroy, tornato dal servizio militare in Algeria, è un impiegato modesto e spiantato. Il casuale incontro con Forestier, un ex commilitone divenuto giornalista, gli consente di avviare una collaborazione con un quotidiano politico. Gli inizi sono difficili, il talento prossimo allo zero, ma frequentando l’alta società Georges comincia a capirne gli intrighi, individuando a sua volta nel letto delle signore sposate – purché di classe – le modalità per arrivare più in alto. C’è da chiedersi se sia Georges a usare le signore o viceversa. Comunque la scalata è davvero rapida e ben presto arriva a impalmare la figlia del proprietario e direttore della Vie Française, un giornale in grado di condizionare l’economia e la politica francesi e di far cadere i governi.
La parte dell’arrampicatore sociale è affidata a Robert Pattinson, poco credibile per quanto belloccione, a cui tocca frequentare le alcove di Virginie, Madeleine, Clotilde, Suzanne, non casualmente di quattro generazioni diverse contando rispettivamente 50, 40, 30, 20 anni. Si tratta, nell’ordine, di Kristin Scott-Thomas (bigotta), Uma Thurman (torbida),
Christina Ricci (appassionata), Holly Grainger (virginea). Su tutte spicca la Ricci, una filmografia lunga così a dispetto della sua giovane età (chi non ricorda la sua Wednesday della Famiglia Adams?). Meno definiti, giustamente, i ruoli maschili. Scelti con cura gli interni, splendidi i costumi, come si conviene ad una storia ambientata nell’Ottocento parigino (per quanto poi girata tra Budapest e l’Inghilterra….). Coproduzione anglo-franco-italiana.

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