Non sono un lettore fan di Margherita Oggero. Devo questa lettura al solito gruppo di lettura le cui direttive osservo scrupolosamente. Di mia spontanea volontà non lo avrei mai scelto. Il libro non è neppure recente, risale al 2009 e si colloca più o meno a metà della produzione della scrittrice. Non avendo una guida da seguire rispetto agli altri romanzi di Oggero, mi attengo a quello che ho letto, cioè una via di mezzo tra favola e apologo. E già il mondo dei gatti, parlanti per giunta, per chi ne ha uno in casa è qualcosa di interessante. Gatti di strada e di cortile come Rossana, la madre, e Ruggine l’unico figlio rimasto da una consistente nidiata. Il fatto che il cortile sia a Torino fa sì che l’idioletto dei due protagonisti risenta dei modi di dire piemontesi. Divertente. Ruggine è figlio di Ramon lo sciupagatte, bellissimo e fiero, con il brillio dei suoi occhi verde-semaforo e il sorriso abbagliante a ventotto denti. Compagno infedele e padre decisamente assente.
Il gattaccio in questione è discendente del Gatto del Cheshire, lo Stregatto di Alice nel paese delle meraviglie. Ed ecco la prima libertà letteraria che si prende Margherita Oggero. Rossana deve scegliere uno dei suoi micetti a cui trasmettere i poteri speciali di Ramon tra i quali la possibilità di rendersi invisibile e poi ricomparire a piacimento. Una qualità non da poco, quando si tratta di dare l’assalto a una macelleria o salumeria per procurarsi del cibo senza essere visti. Va da sé che il prescelto sia Ruggine.
Così il figliolo prediletto di Rossana abbandona il cortile in cui si è svezzato grazie alle coccole della portinaia Aurora e della vedova Esposito. Ora deve partire per realizzare il Compito. In cosa consista questo compito Margherita Oggero non lo spiega. Si sa che Ruggine deve andare al nord, raggiungere l’Inghilterra e il Grande Prato dei Gatti vicino a Woollage Green. Li si terrà una riunione di gatti con poteri speciali provenienti da tutta Europa. Ora si tratta di individuare il nord. Per puro caso finisce a Trieste, non esattamente il nord rispetto a Torino. Ma in quella città Ruggine fa un incontro fondamentale.
E infatti subito dopo nella stringa luminosa apparve una strana creatura, una specie di rocchetto da refe piatto, a forma di stella, rivestito di filamenti colorati tutti ingarbugliati tra loro, con due zampe secche secche come bacchettine.
Si tratta di un oggetto parlante e semovente. Fanno le presentazioni, si chiama Odradek. E qui c’è la seconda citazione letteraria. Questo oggetto fantastico lo si incontra in un racconto di Franz Kafka, Il cruccio del padre di famiglia del 1917. Per la sua originalità è stato più volte ripreso da altre culture e compare in film, libri, testi teatrali, addirittura canzoni. In particolare è stato inserito dal grande Borges nel suo Manuale di letteratura fantastica.
Odradek e Ruggine diventano amici, superando le rispettive barriere linguistiche e culturali e si mettono in viaggio insieme. L’intelligenza del rocchetto e l’intuito felino di Ruggine costituiscono un binomio vincente. Durante le varie tappe verso il Regno Unito, Odradek insegna a Ruggine a leggere e a scrivere e insieme diventano assidui frequentatori di biblioteche. Quasi al termine della sesta notte, mentre il rocchetto lasciava riposare un po’ gli occhi affaticati, il gatto fece volare una fila di volumi dal piano più alto di uno scaffale e tra questi un vecchio libro rilegato con sgargianti illustrazioni che lo attrassero particolarmente.
Ultima cosa divertente è l’incontro in un bosco, ormai in Inghilterra, con una specie di mostro che si rivela essere E.T., tornato sulla terra per nostalgia. L’extraterrestre ignora che gli umani abbiano fatto un film su di lui e allora i due amici lo accompagnano in un cinema dove viene proiettato. Poi, per ricordo di questa avventura, gli regalano il libro da cui era tratto il film, o viceversa?, naturalmente rubandolo in biblioteca. Il finale è zuccheroso. Morale della favola? L’amicizia supera tutte le diversità e le avversità. In due i viaggi e le avventure riescono meglio. What else?