Ho visto “Tutti i santi giorni”

Sono sempre in imbarazzo nel commentare i film italiani. Mi pare di essere troppo severo. Poi penso ai grandi maestri del nostro cinema e mi convinco che è giusto esserlo: dai registi di oggi bisogna pretendere di più.
Il film tratta la storia di una coppia. Guido, colto e precisino, fa il portiere di notte in un grand-hotel. Torna a casa la mattina e dà il cambio nel letto a Antonia che, dopo un salutare amplesso, raggiunge a sua volta (sempre in ritardo) lo sportello dell’autonoleggio per cui lavora. Antonia è anche cantautrice. Compone delicate melodie che talvolta canta in inglese nei locali. Vivono in una casa a schiera in periferia a Roma. Guido è toscanaccio, Antonia è sicula, i vicini di casa sono romani coatti. Così l’Italia dei mille dialetti è garantita. I due convivono da sei anni e non riescono ad avere un erede. La ricerca di una gravidanza, dapprima fatta in maniera piuttosto artigianale, si fa via via più raffinata, con il consulto di qualche specialista: un luminare napoletano che riceve in Vaticano (il ginecologo del Papa….), una ginecologa veneta, addirittura una ‘guru’ di una comunità in campagna. Tutto vano. Il film avrebbe un senso se terminasse qui, con i due ragazzi che si mettono il cuore in pace, risparmiandoci mezzora di proiezione. Invece no. Tra i due aumentano le tensioni e le incomprensioni e la coppia scoppia: Antonia se ne va di casa e torna da un suo ex, una sorta di musicista (il Trinacria sound….) spiantato e disadattato. La vicina di casa, Patrizia – con il pancione e due figli piccoli – abbandonata a sua volta dal marito, si insinua intanto nel letto di Guido per consolarlo. Ma il ragazzo ha testa e cuore solo per Antonia, la cerca e va a riprendersela.
Se il film voleva essere una commedia, quasi mai fa sorridere. Se invece voleva trattare le problematiche della procreazione, riesce solo a ridurle in burletta. La verità è che “Tutti i santi giorni” vive solo delle macchiette e delle gag di cui è disseminato. Come le hostess teutoniche che scendono nell’albergo di Guido o l’altro cliente, il giapponese assatanato di sesso. E neppure divertono, anzi imbarazzano, i ripetuti e inefficaci maneggi di Guido per procurarsi la materia utile all’inseminazione artificiale.
Tuttavia Luca Marinelli (Guido) è bravino, soprattutto nell’impegno a recitare in un toscano simpatico e accettabile, mentre la scoperta di Federica Victoria Caiozzo in arte Thony, (Antonia), rappresenta il vero successo di Paolo Virzì. D’altra parte, come si evince dalle molte presenze del cast nei vari talk show televisivi dei giorni scorsi, Rai Cinema e 01 Distribution hanno puntato molto su questa pellicola.
E per la cantante Thony, autrice delle musiche del film, il lancio nazionale è assicurato. Oltre tutto è proprio brava.

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1 risposta a Ho visto “Tutti i santi giorni”

  1. Alessandro Signetto scrive:

    Troppo generoso ….

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