Ho letto “La ragazza con la fisarmonica” di Esther Béjarano

Avevo adocchiato questo libro una sera nella biblioteca della Comunità Ebraica di Torino. E’ ovvio che il riferimento alla fisarmonica nel titolo mi abbia ingolosito, anche se immaginavo già quanto dolore ci sarebbe stato nella narrazione, considerato che il sottotitolo recita Dall’orchestra di Auschwitz alla musica Rap. Così l’ho ordinato alla mia libraia di fiducia e dopo qualche giorno è arrivato.
Il libro è edito da una piccola casa editrice torinese, SEB 27, ed è l’autobiografia di Esther Béjarano, tedesca di origini ebraiche deportata ad Auschwitz, che ha avuto la ventura di sopravvivere al massacro per il fatto che sapeva suonare ed era così entrata a far parte dell’orchestra del lager. Un’orchestra che era mistificazione e propaganda insieme, perché come scrive Esther: “quando le persone nei treni ci passavano accanto e sentivano la musica, pensavano sicuramente che un posto dove veniva suonata della musica non poteva essere così orribile”. Ad Auschwitz riesce a sopravvivere grazie alla musica, poi passa al lager di Ravensbruck, dove non c’è più l’orchestra ma il lavoro coatto degli internati e delle internate per le attività produttive della Siemens che lì accanto aveva costruito i suoi capannoni. Ma Esther Béjarano racconta anche la liberazione, il girovagare del suo gruppo di ragazze per i campi profughi e infine l’approdo in Palestina. Dove riprende a suonare la fisarmonica, entra in un coro, trova lavoro come insegnante di musica e infine anche un marito. Sono però anni difficili, Esther nel suo racconto è molto critica nei confronti dello stato di Israele, e dopo quindici anni fa ritorno con la famiglia in Germania. Dove però hanno ripreso vigore la xenofobia e il razzismo mentre l’ideologia neonazista fa nuovi proseliti. Esther fa mille mestieri e ha sempre la musica come riferimento della propria vita. Crea dei gruppi che spaziano in tutti i generi musicali, persino il rap,  e con loro fa molte tournée. Ma soprattutto attraverso la musica porta in giro in modo originale la sua testimonianza sugli orrori dei lager e sui pericoli di una ripresa del nazismo.
Esther Béjarano è venuta in Piemonte nel 2011, ottantaseienne, con il suo gruppo rap. Così è nata l’idea di questo libro che ha una prefazione dello storico Bruno Maida ed è seguito da una lunga conversazione con Antonella Romeo che è anche la traduttrice. Impreziosisce il volume un dvd con un film di 43′ realizzato da Elena Valsania. Una intelligente proposta editoriale, un tassello in più per non dismettere la memoria.
Esther oggi sfiora i novant’anni e conserva ancora la sua preziosa Honher centenaria.
Pace e antifascismo sono inscindibili. Chi è antifascista lotta automaticamente per la pace.

 

 

 

 

 

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