Ho visto “Why Hast Thou Forsaken Me?” di Hadar Morag (Israele) – Biennale di Venezia 2015, Orizzonti 72

Avrei dato un giudizio diverso se non avessi saputo che i due personaggi del film interpretano se stessi e quindi di finzione ce n’è molto poca. Muhammad è veramente un ragazzino disadattato, arabo senza permesso in una città israeliana, che fa piccoli lavoretti per sopravvivere, come lavare i piatti in un ristorante. Gurevich invece è esattamente un girovago che, montata una mola sulla sella della sua motocicletta, vive affilando i coltelli per ristoranti e macellerie. Entrambi abitano i bassifondi della città, le zone più oscure e degradate, anche moralmente, dove non c’è rispetto neppure per l’innocenza dell’infanzia. Muhammad intravede in Gurevich la possibilità di imparare un mestiere e si appiccica alle sue costole. La vittima sacrificale che si offre volontariamente al carnefice.
Con la camera a mano la regista israeliana Hadar Morag insegue entrambi nei cortili, nelle cucine, nei retrobottega più sporchi e degradati che si possa immaginare. Per il ragazzo non c’è futuro, non c’è speranza alcuna di riscatto e il titolo evangelico del film è tutto per lui (mio Dio, mio Dio, perché mi hai abbandonato? Matteo, 27:46). Come pure c’è qualcosa di evangelico nella composizione del suo corpo, dove il richiamo alla Pietà è sin troppo evidente, dopo la devastante scena finale. Nel film non ci sono praticamente dialoghi, però parlano le immagini con il linguaggio delle solitudini e della violenza, della miseria e del dolore.
Sembra che, con storie come questa, Venezia quest’anno voglia farci aprire gli occhi su situazioni che giustificano le migrazioni a cui stiamo assistendo. E’ difficile immaginare di vivere in luoghi come questi e lì essere per giunta ai margini della società.
Il film è una coproduzione franco-israeliana. Hadar Morag, classe 1983, è al suo primo lungometraggio.

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