Ho visto “Mate-me por favor” di Anita Rocha da Silveira (Brasile) – Biennale di Venezia 2015, Orizzonti 72

Amore adolescenziale, scoperta del sesso, morte. Sono gli ingredienti di questo filmaccio brasiliano ambientato in un quartiere-bene di Rio de Janeiro.  Protagonista è la quindicenne Bia, attorniata dalle sue compagne di scuola. Nel quartiere si aggira un killer che uccide le ragazzine in una escalation di giovani corpi smembrati. Sangue da far concorrenza a Dario Argento. I delitti spaventano ma anche incuriosiscono morbosamente le fanciulle. Il film alterna la visione delle pomiciate di Bia con il suo ragazzo in ogni angolo sia possibile con le immagini dei cadaveri, con le prediche evangeliche di una procace quanto improbabile Pastora, con i passatempi delle adolescenti. Tutto è mescolato un po’ alla rinfusa. Scena madre è il bacio di Bia a una moribonda abbandonata tra le sterpaglie, dalla quale poi si ritrae con la bocca sporca di sangue. No, nessun vampirismo. E’ piuttosto un segno per marcare la sua perdita di innocenza.
La regista esordiente Anita Rocha da Silveira pare abbia voluto ripescare ricordi ed emozioni di quando era adolescente – la scoperta dell’amore e la paura della morte, Eros e Thanatos – significando con questo il passaggio all’età adulta. Il film però non è riuscito, difetta di scrittura, è ripetitivo, banale fin dal titolo, quel Kill Me Please già utilizzato in altri contesti. Non è un horror, non si sviluppa come un giallo, non è una commedia, non c’è alcuno sfondo sociologico, piuttosto la regista tenta di virare sul psicologico. La freschezza di Valentina Herszage che interpreta Bia si consuma guardando ostinatamente e pedissequamente dentro la macchina da presa. La sua più che una recitazione sembra un provino con il quale cerca di convincere lo spettatore. Di Mate-me por favor restano solo la bella fotografia, molto colorata, e l’ambientazione nel nuovo quartiere di Barra da Tijuca a Rio. Immagino che il film possa piacere alle coetanee delle protagoniste.

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