Ho visto “John From” di João Nicolau – TFF33

La quindicenne Rita ha tutta l’estate davanti e la trascorre insieme all’amica del cuore con la quale scambia messaggi in codice come fanno le adolescenti in ogni latitudine. Quando è sola inonda d’acqua il balcone del suo appartamento per fare un effetto ‘bagno di sole’. Proprio dal suo balcone adocchia un nuovo vicino di casa che la incuriosisce. E’ un fotografo maturo che vive da solo con la sua bambina. Presto Rita se ne invaghisce ed escogita qualsiasi sistema pur di incontrarlo. Quando scopre che sta allestendo una mostra di fotografie sulla Melanesia, si ingegna per apprendere quanto più possibile di quella regione. Intanto continua la sua vita normale con i genitori con i quali va a trascorrere un periodo di vacanza in Algarve. Al ritorno è sempre più cotta del fotografo. Cerca di incontrarlo sulle scale, lo pedina al supermercato, si sostituisce ai genitori per andare all’assemblea di condominio a cui partecipa anche lui e tentare un approccio. Mano a mano che il suo pressing si fa più serrato, Rita comincia a perdere il senso della realtà. Assistiamo così a una trasfigurazione del palazzo, dei dintorni, dei genitori e della stessa ragazza, in chiave ‘melanesiana’. Per un momento lo spettatore ci casca, poi sta al gioco divertente che il regista propone. Nicolau si tiene lontano da ogni tentazione maliziosa nel rapporto tra la quindicenne e l’uomo maturo. In fondo è solo un gioco, una fantasia adolescenziale che si presume destinata a terminare alla fine dell’estate. Commediola pulita e divertente che cerca di far capire i meccanismi delle passioni giovanili, attraverso i quali siamo passati tutti. Due parole sul titolo. Durante la seconda guerra mondiale, sulle popolazioni delle isole della Melanesia venivano paracadutate casse di aiuti umanitari. E’ facile immaginare che ci fosse scritto sopra “John from America”.

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