Ho letto “Congetture su April” di John Banville

Ad ogni suo libro che leggo confermo che John Banville è il mio scrittore preferito. “Congetture su April”, uscito da pochi giorni, è il terzo romanzo della serie dell’anatomopatologo Quirke, dopo “Dove è sempre notte” e “Un favore personale”.
Come sempre siamo a Dublino negli anni Cinquanta. Che fine ha fatto April Latimer, giovane medico di ottima famiglia? Se lo chiedono i suoi amici e soprattutto Phoebe, la figlia di Quirke. La ragazza coinvolge il padre, reduce da un periodo di disintossicazione dall’alcol in una clinica. April lavora nello stesso ospedale di Quirke e pare essersi data malata per qualche tempo. L’ipotesi non è convincente e Quirke comincia a muoversi insieme all’ispettore Hackett nell’ambiente degli amici di April e Phoebe. A questo punto la vicenda pare ricordare il giallo di Perugia, con l’omicidio di Meredith Kercher, tanto è vero che i sospetti sulla sparizione di April si addensano su un giovane e affascinante studente nigeriano molto ‘apprezzato’ dalle ragazze del gruppo. Ma è solo una congettura. Quirke e Hackett durante un sopralluogo in casa della scomparsa trovano tracce di sangue secco originato da un aborto. Sull’intera vicenda incombe il riserbo dei Latimer intenzionati a non sporgere denuncia. April infatti è considerata la pecora nera di una famiglia influente e rispettata, che ha dato al Paese un eroe di guerra, che conta un ministro e un luminare della medicina e vuole tenere lontani gli scandali. Ed è proprio all’interno di questa famiglia, che appare come un frutto bellissimo esternamente ma che nasconde orribili sorprese, Quirke riuscirà a penetrare facendo saltare tutti i meccanismi di autodifesa della stessa.
Quirke è un personaggio affascinante, pieno di problemi e debolezze, che ha slanci di umanità incredibili e che continua a sbagliare sulla propria pelle. Per apprezzarlo in tutte le sue sfaccettature è preferibile farne la conoscenza attraverso gli altri due romanzi che ho citato.
L’atmosfera di Dublino è sicuramente protagonista: la nebbia, la pioggia, le gallinelle sulle alzaie dei canali, le cornici di ghiaccio che si formano alle finestre, le bettole dove scorre la birra a pinte (pare di sentirne l’odore…..).
Dai critici dei paesi anglosassoni (dove curiosamente pubblica sotto lo pseudonimo di Benjamin Black) John Banville è stato paragonato a Chandler e Simenon. Lì il romanzo è uscito in aprile con il titolo “Elegy for April”, Guanda che ne detiene i diritti per fortuna lo ha subito tradotto. Lo raccomando. Leggete a fate conoscere perché merita.

Share this nice post:
Questa voce è stata pubblicata in Libri e contrassegnata con , , , . Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*